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lunedì 31 dicembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "S"


"S" come "Serpente", simbolo sacro e culti serpici presso i celti

"La sua pelle è acqua, la sua lingua è fuoco. 
E' tuo amico. Prendilo. 
Sono come le persone. Puoi amarli per anni, nutrirli, curarli. 
Tuttavia, possono rivoltarsi contro" Olympias 

Il serpente ha da sempre esercitato un particolare fascino nei simboli e nelle mitologie delle culture antiche, esso è entrato di diritto nell'immaginario umano come figura topica e essere inconscio portatore di significati molto diversi tra loro. Data la sua particolare fisiologia è stato sempre delineato in sfere valoriali opposte o contrastanti; l'assenza di zampe, infatti, connotata con la sua vicinanza alla terra, all'umidità ed all'acqua hanno portato il serpente a essere definito "l'alter", il diverso, il lontano da se e quindi portatore di particolari attributi.  

Il serpente quindi presenta una grandissima ricchezza a livello simbolico ed un crogiolo di significati. Per rendere più semplice l'approccio a questi è utile distinguere due filoni di pensiero: l'attribuzione positivistica e quella che invece vede la serpe come simbolo negativo. Nel primo gruppo il serpente rappresenta l'essere primordiale, il perpetuo ciclo ouroborico, il ritorno, il cambiamento, la sessualità, la rigenerazione e l'energia istintuale e passionale. Nel secondo gruppo invece si può trovare il serpente come portatore di valori negativi come la malvagità, la scaltrezza, la distruzione, la menzogna, la freddezza e il "pericolo velenoso". Dagli albori dell'uomo comunque questo simbolo, incarnato in positivo o in negativo, è stato considerato la sede delle emozioni e delle pulsioni umane, un simbolo potente sia delle energie vitali che di quelle mortifere, o portatori di morte. La doppia natura del serpente si rivela anche nel suo modo di muoversi, steso per tutta la sua lunghezza, che evoca la linea retta come la curva, la spirale ed infine il cerchio (e quindi l'ouroboros come ciclico incedere immanentemente presente, come auto-fecondazione e auto-rigenerazione).  un'ulteriore dualismo simbolico vuole il serpente legato a doppia trama sia con il materico che con il non visibile (nel suo strisciare nel fango e sulla superficie del terreno e nel suo rintanarsi nelle fessure della terra ricavandone così anche un valore fortemente ctonio). Tralasciando il simbolismo negativo della serpe, che tutti conosciamo essendo sottoposti ad un cattolicesimo imperante, nella sua visione positiva è legata anche all'anima dell'uomo e persino, secondo le parole di Bachelard "l'archetipo dell'anima umana". Sul piano simbolico è inoltre associato alla pioggia e di conseguenza alla fertilità; in quanto attributo divino esso ha quindi un forte potere fecondatore sulla flora in quanto acqua ma anche su animali ed uomini traslandone il simbolismo con quello dello sperma. Le tradizioni lo vogliono legato ai quattro elementi aristotelici: la terra per la sua vicinanza fisica, il fuoco per il suo morso ed il veleno, l'acqua per la sua pelle e l'aria per il respiro e la contrapposizione mitica aquila-serpe. Un'altra potente simbologia, già prima accennata con l'attribuzione alla fertilità, vede il serpente associato al simbolismo fallico e quindi espressione della penetrazione e della potenza virile. Ulteriore attributo, connotato in positivo e negativo a seconda delle culture, vede la serpe come portatrice di conoscenza e sapere, fisico e spirituale. 

Nella cultura celtica il serpente rivestiva un simbolismo importante; qui però si deve distinguere come il culto del serpente poteva essere esplicitato. Tra le divinità druidiche ci sono animali come il lupo e il serpente, che non sono considerate vere e proprie divinità a tutto tondo ma incarnano simbolicamente gli spiriti della natura. Il serpente ad esempio è lo spirito della medicina, della salute, del mistero, della magia, ad esso si attribuisce conoscenze e saggezza. Tra le distinzioni del culto del serpente possiano trovare:
1 Culto della discendenza. Tra i nomi celtici che esplicitavano la discendenza animale si poteva distinguere in due filoni: la discendenza clanica che dava il nome al clan  ed i nomi propri. I secondi sono nomi totemici e derivano direttamente dai primi ("Il totemismo è un affare del clan mentre il totem è personale" J. A. MacCullock). In sintesi il serpente veniva venerato come animale discendente della famiglia clanica e poteva concretizzarsi come totem personale. 
2 Tabù animale e preservazione. Se il culto del serpente era diffuso presso una società clanica a quest'ultima era espressamente fatto divieto di uccidere o ferire l'animale sacro. Il non rispetto di questa norma portava, secondo la tradizione, a conseguenze disastrose; per esempio nelle saghe irlaendesi Conaire, figlio di una donna e di uccello divino in grado di prendere forma umana, perde la vista per aver cacciato uccelli.   
3 Pasto sacro. In determinati giorni durante l'anno si officiava la caccia rituale dell'animale sacro con successiva processione per il villaggio. Il pasto rituale era un momento catartico della venerazione clanica totemica; si assumeva l'animale per rinsaldarne il legame facendo ad esso offerte e "diventando" l'animale stesso. 
Il culto totemico, di natura più primitiva presso i celti fu susseguentemente sostituito con la concezione di divinità antropomorfe o che portavano attributi animali (se non l'animale stesso). Così è possibile ritrovare il serpente in mano al Cernunnos celtico (il nome di questa divinità non è ricostruibile dato che non fu registrato dai romani che lo chiamarono "il cornuto" o "il portatore di corna", Kernunnos appunto).  questa modifica portò all'abolizione dei tabù alimentari ma conservò però il nome clanico congelandolo nelle effigi familiari, veri e propri blasoni delle casate. Presso le popolazioni celtiche il simbolismo del serpente si legava principalmente alla divinità maschile Cernunnos ed a quella femminile Brigid. 


mercoledì 26 dicembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "R"



"R" come "Radice", l'utilizzo rituale dei fittoni, ceppi e bulbi in stregoneria

"Hide the alraun away in a dark place until you call upon it. When you do, offer it milk and honey, or wine, or blood depending on your purpose. Treat the alraun as a beloved child or family member. Speak to it sweetly. It is incredibly dangerous to throw one away or sell an alraun for less than you bought it for. It is a sentient familiar spirit and not a curio to be tossed aside. The alraun has the power to bless or curse its owner so think carefully on your intent before making one".

Le parti radicali di erbe, arbusti ed alberi sono da sempre state utilizzate nelle pratiche di fedi religiose legate alla magia ed all'animismo. Le radici assumevano in se lo spirito arboreo della pianta stessa che generavano e nutrivano in valore all'assimilazione delle funzioni degli organi della radice con la pianta stessa rivestita di un qualche simbolismo a seconda delle culture di appartenenza. La radice ha infatti il compito, in botanica, di assimilazione dell'acqua e sali minerali dal terreno, ma anche di conduzione, riserva, ancoraggio della pianta al substrato terroso. Interviene inoltre nella sintesi di particolari ormoni vegetali ed è implicata in vari processi di simbiosi della pianta. In questo testo non tratterò degli usi delle radici in decotti e sacchetti ma dell'uso delle parti delle radici come enti animate, ovvero latrici dello spirito arboreo della pianta. 

La più famosa mitologia e ritualità legata all'universo delle radici in magia è data dalla Mandragora officinarum, una pianta erbacea perenne della famiglia delle Solanacee di media altezza che fiorisce da fine inverno a primavera inoltrata con i caratteristici fiori violacei ermafroditi che danno alla pianta la possibilità di auto-fertilizzarsi grazie all'aiuto di api e farfalle. La struttura delle radici, che la tradizione popolare vuole somigliante al corpo umano è data dalla divisione del tubero a carota in due tronconi. La nascita mitica della mandragola o mandragora ci viene direttamente dall'epoca medievale; la superstizione vuole infatti che essa nasca dallo sperma caduto sul terreno di un condannato a morte, spesso riferito in tradizioni come "l'impiccato".  Molteplici sono le indicazioni sulla raccolta di questa radice, ci sono tradizioni che vogliono che si faccia con le orecchie tappate con cera, altre che prevedano che sia un cane a sradicarla ed altre ancora che prevedono che un ragazzo vergine possa resistere al canto/grida della pianta sradicata dal suo ambiente naturale.  

"Conseguentemente si suggeriva di disegnare tre cerchi con un ramo di salice, o una spada di ferro attorno alla pianta, (in questo specifico caso il cerchio preserva chi è fuori). Poi doveva essere smossa la terra intorno alla radice, ammorbidita con urina femminile e solo a quel punto una vergine avrebbe potuto raccoglierla, guardando a ovest e ponendo attenzione al vento poiché il suo profumo poteva ammutolire o creare allucinazioni tali da condurre alla pazzia".  

Successivamente alla raccolta, se la radice veniva utilizzata come feticcio rituale, cioè come vero e proprio corpo dello spirito della pianta (questo è retaggio degli antichi culti arborei) era usanza nutrire e purificare la radice con vino e latte. Radici di mandragola intagliate, tra cui una in cui è rappresentata una donna che tiene tra le braccia un bambino, sono state ritrovate Costantinopoli, Damasco, Antiochia e Marsina.
Spesso dopo una cura intensiva della radice con olio ed oleoliti essa veniva intagliata e per essa veniva creata una vera e propria scatola; in alcune tradizione germaniche definita come "bara" in quanto la natura prettamente ctonia delle radici le lega all'universo della morte, degli avi e del "mondo di sotto". Successivamente alla radice sacra venivano confezionati dei veri e propri abiti o, in alternativa in alcune correnti religiose, un panno da avvolgergli intorno a mo di sudario.

Questo utilizzo delle radici è da ricondurre direttamente ad uno scopo talismanico degli enti; la radice si fa diretta portatrice delle virtù, magiche e terapeutiche della pianta/dell'albero. Essa è in sintesi lo spirito della pianta e la personificazione del genere di pianta prescelta per la realizzazione del manufatto; è una entità pensante legata a doppio filo al suo realizzatore (in certe visioni religiose infatti la radice non può essere mostrata a nessuno) e per esso assume l'aspetto di figlia/figlio, madre/padre, nonna/nonno. L'ultima precisazione del caso vuole che ci sia una netta divisione tra le radici rituali e i famigli o "servitori delle streghe". Le prime infatti non sono soggette alla mera volontà del suo realizzatore poiché appartengono a uno "spirito proprio" e quindi sono una vera e propria arma a doppio taglio se ignorate, derise o cedute ad altri. I secondi invece sono di natura prettamente servile, nel medioevo era infatti associato a questo termine qualsiasi creatura che ospitava in se uno spirito servitore della strega stessa. 

mercoledì 19 dicembre 2012

Nei pressi di Yule



"Non c'è il tempo per chiamare i segni
ne per brandire il pugnale
un soffio di vento, di oli i polsi pregni;
una scatola di erbe, ossa di animale.

Se tu mi senti,  percepisci nel petto il mio pulsare, 
guarda con me la luna crescente, 
e ascolta la litania ed il mio cantare.

Per Amore, un essere evanescente."

P.

martedì 18 dicembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "Q"


"Q" come Quercia, culti arborei, falò e corone sacre


"Sembravi morta. E ancora affidi all'aria       
con l'ultima fronda contorta       
lunghi sottili fremiti di vita.       
Può mordere la sega i tuoi profili,       
aggredirti la scure a colpi ciechi,       
incenerirti la folgore.       
Nulla ruba gli echi al tuo cielo"

La quercia in se è considerato l'albero sacro per eccellenza presso i popoli nord europei. Rientra nel pantheon degli alberi sacri proprio dall'origine del culto arboreo; la sua onnipresenza nelle mitologie europee ci riconduce infatti all'accreditata ipotesi antropologica che questa pianta fosse presente come culto ancestrale prima della divisione e susseguente dispersione delle popolazioni nordiche che, deduttivamente, vivevano in un ambiente ricco di foreste, in cui la predominanza era di querce o farnie. un rito comune legato alla quercia era l'accensione del fuoco sacro alimentato proprio da questo legno in cui venivano bruciate le offerte che potevano essere di diversa natura (N.B. presso alcune popolazioni i falò erano delle proprie "pire funerarie" in cui venivano offerti esseri umani e ivi bruciati per il consenso-la benevolenza della divinità). Incerta è la posizione rituale della quercia tra i Celti ed i lucani ma sicuro è il ruolo sacro ad essa attribuita presso le popolazioni di stampo germanico. 

Caratteristica peculiare dei fuochi sacri di quercia era data dall'accensione; non erano in uso infatti pietre atte a produrre scintille ma esso veniva essenzialmente infiammato tramite lo strofinamento di due pezzi di questo legno (così come per gli attuali "fuochi della miseria"). Sempre riguardante il fuoco sacro, spostandoci in ambito nostrano il fuoco delle sacerdotesse vestali, braciere che non doveva mai essere spento, era alimentato con il legno di questa pianta. Un'usanza germanica riguardante il falò di mezz'estate riguardava il bruciare un ceppo di quercia e spargere le sue ceneri, miste alle granaglie, nei campi in modo da propiziare la semina e nel contempo proteggere il raccolto da ladri, malattie e malefici. 
Riguardante i sacrifici bruciati sui falò di quercia è utile puntualizzare un'informazione; ciò che veniva arso e quindi moriva sul piano fisico non solo rappresentava l'offerta ma diveniva la personificazione dello spirito della quercia immolato. Il sacrificio risultava quindi dalla doppia valenza: richiesta e celebrazione del divino. 
Sorvolerò, in questo brano, sul legame vischio-quercia data l'ampissima mitologia e ritualità ad esso collegata, cercando invece di trattare un argomento settoriale: l'utilizzo delle fronde di quercia nell'uso sacrale, nella pratica e nell'uso come corone. 

Una tradizione legata agli incantamenti legati alla quercia ci viene dai romani per combattere la siccità.  avendo già trattato la magia tempestaria nella lettera "M" citerò questo caso solo in sintesi. Tra i greci ed i romani era tradizione, nel vedere le piante da sementi inaridirsi, l'immergere più volte una frasca di quercia in una fonte (la più famosa per questi riti era la sorgente sul monte Liceo) smuovendo l'acqua e spruzzando l'area ed i partecipanti con tale acqua.  Da tale pioggia simbolica la tradizione voleva che si alzasse una nuvola che ben presto avrebbe condotto l'acqua sui propri campi. 
Per quanto riguarda l'uso delle foglie e dei rami di quercia come corone, da capo o da porta, il simbolismo si ricollega alla classica valenza della quercia: la forte mascolinità, l'utilizzo protettivo e l'incremento della forza. Se la corona accoglieva in se anche le ghiande si ricollegava alla prosperità (le ghiande erano infatti l'alimento principale delle popolazioni più povere che ne ricavavano dall'essiccazione e frantumazione una sorta di farina). Le corone da indossare fatte di questo materiale erano indossate prevalentemente dalla popolazione maschile; le donne, invece, realizzavano le loro corone con spighe e fiori selvatici. 

La fotografia posta in alto riguarda un rituale del solstizio d'estate del 2010 in Lettonia derivante da una religione legata al paganesimo antico (a quanto sembra dall'epoca del bronzo). Per info su questo rito: Cliccare quì
   

mercoledì 21 novembre 2012

Confusione Mentale e Vaneggiamenti vari

Sono pigro, lo so. è che il periodo non mi sfagiola per niente e qui a Roma c'è sempre un casino di cose da fare. Poi ci si mettono pure la laurea magistrale ed il master a rompere i bei santi zebedei. Ho accatastato diversi lavori sulla shadows witchcraft ma devo dire che il lavoro fatto questo Samhain funziona meravigliosamente, cosa che dubitavo fortemente. Ho cominciato una traccia per un eventuale romanzo, forse quando c'è un po' più di tempo lo imbastirò, però per ora la idee fioccano e lo spirito creativo si fa sentire. Non amo tralasciare lavori di incantesimi e stregoneria ma per ora, dato il corredo minimale di erbe e candele (devo comprare gli incensi!) lascio stare. Meglio un lavoro ben fatto, anche se in ritardo, che qualcosa fatto alla buona.  A tratti mi manca A. o meglio, mi manca la sensazione che mi dava stare con A. sperando che ora lui sia più felice. Continua il lavoro con Ruisia, meravigliosa creatura! Veramente avevo preso sotto gamba ciò che una Alraun può fare e tutto l'aiuto che può dare! Oggi università più lavori per il master in giornalismo internazionale. vediamo come si mette la questione; francamente vorrei semplicemente mollare tutto e andarmene dall'Italia. Diventare escort adesso sembra un'idea meno scandalosa.  Un po' mi manca casetta, con tutte le mie cosucce, ci stavo pensando l'altro giorno. Non ho portato a Roma molte cose, sperando che quelle poche che ho riescano a bastarmi.



Grazie alla mia testa sono stato abbastanza previdente da portarmi dietro lo strettissimo necessario: l'athame da riti nei boschi, un coltello appartenuto a mio zio; una coppa in legno di ulivo, sempre per i riti in esterna, una bussola e dei simboli maschili e femminili: un corno di capriolo ed un uovo di quarzo. La scatola di Ruisia è imponente e già i miei coinquilini mi hanno chiesto "che roba è", ma na manciata di cazzi vostri mai è?? bah! comunque rimango soddisfatto del risultato; è venuta in modo splendido, poi con il segno oghamico del sambuco è ancora più bella! Ora pausa sigaretta, poi mi metterò a studiare! *gosh*

venerdì 16 novembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "P"


"P" come Priàpeios, il Culto Fallico nel paganesimo europeo

« Ritiratevi, fate posto al Dio! 
Perché egli vuole 
enorme, retto, turgido, 
procedere nel mezzo. »

Priapeo è un aggettivo in uso relativamente alla spiritualità legata alla divinità greco-romana Priapo e concerne la fecondità maschile collegata a quella di flora e fauna. Questo termine è relativo anche ad una tipologia di componimento poetico in metrica o prosa dal carattere sessuale esplicitato era quindi considerato licenzioso o scurrile. Le sue origini vengono associate alle prime festività legate a Priapo e quindi come parte integrante del rito religo-sessuale. 

Il culto fallico è un arcaico modello posto ad origine delle società pagane di cacciatori-raccoglitori ed è rappresentazione di una cosmogonia del membro maschile in erezione, considerato latore e creatore di fertilità. La parola "phallus", soggetta a numerosissimi tabù dall'avvento dei monoteismi ad oggi, deriva infatti dal termine sanscrito "phalati" che letteralmente significa germogliare-fruttificare e dalla radice "phal", gonfiare. Il tabù nella pronuncia ha reso odiernamente il termine fallo identificabile con più di mille sinonimi ad identificare questo simbolo.  Nelle culture antiche l'organo maschile era considerato l'origine della vita originata dal seme e ritornata alla terra quando essa si era esaurita. Un racconto dello storico Kallixeinos di Rodi riporta questo culto nel 275 a.C. durante una festività legata a Dioniso (probabilmente le Grandi dionisiache) in cui un monumentale fallo di legno di faggio, sormontato da una sella d'oro fu portato in processione tra inni e danze sacre. 

Nel mondo greco erano famose le cerimonie chiamate "falloforie", letteralmente portare il fallo, in cui si celebrava Priapo o Dioniso con solenni processioni di canti, danze e si trasportavano monumentali statue di legno foggiate a forma di pene che propiziavano la prosperità di campi, donne, animali e la mascolinità. Esplicativa è la parte finale del rito in cui campi e persone venivano asperse da una pioggia di una miscela composta da acqua-latte, miele e succo d'uva rappresentante l'atto orgasmico eiaculativo. Nella letteratura Plutarco spiega queste usanze: 

"in testa venivano portati un'anfora piena di vino 
misto a miele e un ramo di vite, 
poi c'era un uomo che trascinava un caprone per il sacrificio, 
seguito da uno con un cesto di fichi 
e infine le vergini portavano un fallo con cui venivano irrigati i campi." 

Sempre nella cultura greca è possibile ritrovare esempi di culti più antichi connessi al fallo, legati a doppio filo con la sessualità. Numerosi sono infatti i ritrovamenti di amuleti sessuali foggiati a forma di pene ed incisi con simboli e scritte, utilizzati in accordo tra rito religioso e rapporto sessuale. Queste tipologie di pratiche ci sono giunte solo sotto forma di ritrovamenti archeologici essendo stata la sessualità oggetto di così numerosi tabù e quindi essi sono incompleti e fortemente frammentali.  

Nella mitologia romana il simbolismo fallico era rappresentato per eccellenza da Priapo, divinità nota per i grotteschi attributi e la smisurata grandezza del pene. Figlio di Afrodite e Dioniso, Priapo domina la forza sessuale, la potenza dell'eros e la fertilità della natura. L'asino è da sempre associato a questa divinità il cui culto si articolava con orge sacre e riti sessuali, anche se di minor grandezza ed importanza di quelli dionisiaci.  Il fallo era considerato tra i romani un potente amuleto portafortuna contro l'invidia, il malocchio tanto da essere dipinto nella maggior parte degli affreschi delle ville romane. Interessante sapere è anche l'esistenza di una preghiera che le fanciulle vergini rivolgevano al dio per rendere piacevole la loro prima notte di nozze e quindi diminuire il dolore causato dalla rottura dell'imene. 

Oltre ad una possente mitologia sui culti fallici, che non andrò ad approfondire ulteriormente per la vastità dell'argomento, l'utilizzo di simboli e statuette di peni è da sempre associata a cerimonie procreative e di fertilità, oltre che, logicamente, legata alla mascolinità e al piacere sessuale (sia maschile che femminile). I ritrovamenti di falli di legno, metallo ed addirittura di pietra testimoniano l'utilizzo sessuale-rituale di questi strumenti già dall'età della pietra. Il carattere fortemente ctonio legato alla solidità del membro eretto si legava nella pratica all'acqua ed al fuoco nel simbolismo del seme e del calore corporeo. Nella totalità dell'Europa sono numerosi i casi di megaliti sessualmente esplicitati con fogge di peni eretti o statue paleolitiche che presentano questi attributi e quindi la presenza del culto mascolino della fertilità. Il Dio era il fallo ed il fallo era simbolo della divinità; l'esibizione eretta diveniva quindi non solo simbolo di potere ma anche di benedizione fertile. 

Nella foto posta in alto: un recente ritrovamento svedese datato nel paleolitico, un fallo eretto rituale-sessuale ricavato da un osso di cervo.


giovedì 8 novembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "O"



"O" come "Ontano nero", l'Alnus Glutinosa tra mito e simbologia

Il simbolismo dell'Ontano nero è antichissimo; questo albero ha da sempre suscitato miti e folklore nella mente degli uomini. Esso predilige le sponde di fiumi e torrenti, luoghi a diretto contatto con le acque e le rocce dove le sue radici ramificate, dal marrone al rosso scuro, riescono direttamente a fissare azoto dall'aria. Il tronco ed i rami si presentano come strutture nodose ed ampiamente ramificate e, a dispetto delle altre piante decidue, fa crescere gli amenti maschili per tutta la durata del mese di novembre che si allungano nell'inverno e si aprono a febbraio-marzo. Viene chiamato "Albero del sangue" dai contadini nord europei data la caratteristica del legno che, una volta tagliato, vira dal colore paglierino al rosso-porpora, come sangue che affluisse da una ferita. Data la sua vicinanza all'acqua il suo legno è immarcescibile, virtù conosciuta sin dai tempi antichi. Le sue foglie furono usate, miscelate con quelle di nocciolo, durante la II guerra mondiale dai contadini come sostitutivo del tabacco. 

Secondo il mito greco l'Ontano era personificato dall'eroe semi-divino Foroneo, figlio della divinità fluviale Inaco e la ninfa Melìa, che fu il primo a riunire gli uomini da singoli villaggi-stato in un'unica comunità fondando la città di Foronico (Argo). L'associazione tra l'acqua e  questa pianta ha reso possibile la nascita di questa simbologia, l'ontano mantiene una certa saldezza con questo elemento. Era però associato anche al fuoco dato che i fabbri ellenici preferivano le braci di questo legno che, data la sua durezza e nodosità, sviluppava più calore. Questo culto arboreo re-strutturato scomparve in Grecia assoggettato dalle nuove mitologie divine ma ne rimase un eco nell'Odissea in cui si descrive un boschetto sacro di ontani, al di fuori della grotta di Calipso, che erano, per loro natura, legati alla morte ed alla rinascita (date le gemme disposte a spirale). 

Nell'epoca celtica il suo culto fu forte anche grazie ad una serie di folklori locali dove quest'albero è associato ad eroi come Bran, Gwer, Fearn e Brenno. Era legato al simbolismo del combattente valoroso tanto che nella Cad Goddeu, la battaglia degli alberi contro gli invasori della Britannia, "gli ontani in prima linea principiarono lo scontro".  L'ontano era apprezzato per i tre colori naturali che si estraevano da esso: il rosso cupo dalla corteccia, il verde acceso dei fiori ed il marrone vivo dei rami; simboli rispettivamente del fuoco, dell'acqua e della terra. Il legno del tronco, di lavorazione più semplice ma sempre ardua rispetto a rami e radici era usato per fabbricare strumenti da lavoro, bastoni da sostegno, manici di scopa e attrezzi da cucina. Esso ha diverse proprietà medicinali, era chiamato "china discendente" proprio perché è un febbrifugo, antinfiammatorio e cicatrizzante. Durante il periodo medievale era considerato come un simbolo sinistro, soprattutto per le tradizioni folkloristiche legati a spiriti e creature non fisiche. Probabilmente la sua fama negativa viene anche dalle singolari forme nodose umanoidi che possono assumere tronchi e radici.  

Nella tradizione celtico-Oghamica l'Ontano nero è associato al simbolo chiamato Fearn  ed è considerato un albero maschile associato a tutti gli elementi e regolato dalla stagione primaverile.  Il suo potere si stabilizzava nella protezione del singolo e del gruppo familiare, nel dare coraggio nel momento del bisogno e nell'assopire e lenire la paura ed i dubbi. Gli ontani erano considerati nelle culture celtiche primigenie le abitazioni o le incarnazioni fisiche degli spiriti boschivi atti a proteggere il territorio, creature sia fortemente positive che negative. Con le radici ed i rami dell'ontano nero era usanza fabbricare i flauti sacri che accompagnavano le cerimonie religioso-sacrali. Era usanza fare attenzione nel tagliare un ramo di ontano perché parte dello spirito che ivi vi abitava sarebbe stato spezzato e l'albero avrebbe cominciato a sanguinare.  

Nell'uso pratico-rituale nord europeo bacchette di Ontano nero venivano utilizzate in cerimonie chiamate di "Resurrezioni della primavera" cioè riti di propiziazione del calore dopo un inverno particolarmente rigido. Queste bacchette erano anche in uso nelle celebrazioni della notte di Valpurga. Usanza moderna legata alla purificazione nelle cerimonie celtico-magiche è bruciare un incenso fatto con resine a scelta, foglie di ontano e biancospino e fiori bianchi.  Era usanza formare un amuleto per la protezione dalle paure con il legno di questo albero: si disponevano due di questi legni legati a croce contornati da piccole pigne di ontano e si appendeva alla porta o bruciava nel camino. 



giovedì 1 novembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "N"



"N" come "Nodi", stregoneria, legamenti e corde sacre

"By the knot of one. The spell's begun. 
By the knot of two. Make it cometh true. 
By the knot of three. Thus shall it be. 
By the knot of four. 'Tis strengthen more. 
By the knot of five So may it thrive. 
By the knot of six. The spell we fix. 
By the knot of seven. The stars of heaven. 
By the knot of eight. Use the hand of fate. 
By the knot of nine. What I desire is mine"
(Spell of the Cord, Doreen Valiente)

L'utilizzo magico di corde e legamenti è rintracciabile nella storia dell'uomo come una delle prime pratiche religio-sacrali utilizzate fin dalla preistoria nei riti sacri, nelle preghiere propiziatorie e nei legamenti di altra natura. In principio il cordame era realizzato dall'intreccio di peli e crini animali (in primis il cavallo) oppure con capelli umani; poi con l'evoluzione della coltivazione divennero di fibre vegetali, più pratiche e resistenti. Una delle testimonianze più concrete dell'utilizzo dei nodi e dei legamenti ci viene da un rituale tradizionali degli Iacuti, popolazione di origine uralo-altaica, stanziata nella Siberia centro-orientale, atto al controllo del vento.  

"Quando fa caldo e lo Iacuto ha ancora molta strada da percorrere, prende un sassolino rinvenuto nelle viscere di un animale o di un pesce e lo avvolge diverse volte con  crini di cavallo e lo lega ad un bastone, che poi comincia ad agitare borbottando incantesimi. E ben presto comincia a spirare una fresca brezza, e per farla durare nove giorni il sassolino deve essere immerso nel sangue di un uccello o di un animale  e  poi esposto al sole mentre lo stregone compie tre giri in senso antiorario".Frezer

Già questa testimonianza riporta come il legare e l'annodare i crini al "sasso" renda esso malleabile al volere del praticante; il formare nodi è quindi un'operazione di potere che suddivide la preghiera e letteralmente lega la volontà dell'officiante al fatto da compiere ed al rito in favore della divinità. I nodi sono però anche oggetto di forte tabù tra certe popolazioni in occorrenza di eventi pubblici come nascite, matrimoni e decessi. Fra la popolazione sassone stanziate in Transilvania vigeva l'usanza di slegare tutti i nodi degli abiti e dei capelli della partoriente; questo avrebbe agevolato il parto. Il nodo qui ha valenza di impedimento e controllo, infatti si dice che il bambino è "legato all'utero" e quindi impossibilitato alla nascita. Queste valenze negative sul legare o incrociare vengono conservate anche dalla cultura popolare latina. Plinio affermava che "sedere accanto ad una donna pregna o ad un paziente sotto cure mediche a mani incrociate o a gambe accavallate ha un influsso malefico su di loro". Si riteneva quindi che l'effetto magico dei nodi avesse una valenza ostacolante sulle attività umane, concetto che poi cambiò valenza con il progredire dei secoli. Amuleti fatte di corde annodate sono stati ritrovati nelle Highlands del Pertshire (per intenderci, in Scozia) ed il loro uso magico sopravvisse nella cultura pubblica fino al XVIII secolo (in cui è registrata la testimonianza del comune di Logierait in cui si usava sciogliere accuratamente tutti i nodi degli abiti e dei capelli dei novelli sposi per la loro prima notte insieme). Alle tradizioni che volevano i nodi capaci di causare malattie, discordi e persino morti premature se ne contrappose un filone che vedeva il discioglimento dei nodi come potente atto di guarigione. sempre Plinio ci offre un frammento in cui afferma che presso i romani era tradizione popolare guarire le malattie inguinali o degli organi riproduttori tramite una procedura singolare. Prendendo il filo spesso di una ragnatela ne si facevano nove nodi e imbastendoli li si accompagnava con i nomi di nove vedove. Poi si applicava il filo annodato all'inguine o lo si avvolgeva sul fallo dell'uomo da guarire. L'attività del filare la corda sacra era fondamentale, spesso perché utilizzava peli non comuni o fibre vegetali particolari. Con la corda annodata si formavano bracciali o collane che era tradizione indossare per un certo periodo di tempo e poi gettarle in un fiume o addirittura bruciarle in un fuoco prodotto da particolari varietà di legno. I numeri dei nodi o la lunghezza della corda hanno spesso un carattere in comune, sono spesso dispari e ricorrono numeri quali sette, nove e tredici. Le operazioni legate ai nodi ricorrono anche come liberazione da un dolore o di un ricordo malsano; nell'Italia svizzera tradizioni popolari vogliono che annodando un filo d'erba su se stesso non spezzandolo renda il dolore meno intenso e il ricordo più lontano, come se all'erba fosse affidato il gravoso fatto personale. Risulta chiaro quindi come la pratica del filare la corda rituale e l'imbastire nodi sia sopravvissuta fino ai nostri tempi e quale sia il potere intrinseco sulle coscienze del legare, annodare e dell'intrecciare. Il fatto che queste pratiche assumano una così ampia sfumatura di valenze nelle diverse culture rende queste operazioni di fondamentale importanza per capire la forza del pensiero e della preghiera sugli elementi atmosferici, sulla vita quotidiana e sugli eventi sociali. 


mercoledì 31 ottobre 2012

Samhain casalingo



Beh PIOVE, che novità. Uscita di stasera annullata e il rito anticipato di ieri sera sembra così totalmente sprecato dato che ho stasera a disposizione. Oggi ho fatto attività totalmente autunnali, una crostata di marmellata di castagne, ho intagliato la zucca (di cui sono ESTREMAMENTE SODDISFATTO) e ho guardato un film hallowiniano. Guardando i social mi rendo conto che molti pagani sono un branco mal organizzato, alcuni gruppi su face mi fanno rabbrividire (grazie a dio allo scempio si salva il gruppo di Sacerdotesse!); non ne posso più di polemiche su holywings e sulle vergini sacrificate, non ne posso più di imitatori di Fede che si impegnano nel fare copia-incolla di ciò che fa. Sarò idiota io, o sarà il periodo francamente merdoso ma detto francamente non ne posso più. Poi tra pochi giorni il trasferimento a Roma: GOSH! Ho fatto attività stregonesche con la luna del sangue; giusto un'evoluzione della pratica della shadows witchcraft; bah, vediamo se funzioneranno o meno..


Il fatto è che ora vorrei una sigaretta, una tisana di rosa gialla, una copertona di lana ed il mio neo ex ragazzo. Non è che mi senta incompleto, capiamoci; io sono io, ma è che sono stanco di tutta questa instabilità. Uff vedremo se la capitale mi darà nuove possibilità o almeno un momento di respiro tra i due corsi di laurea che andrò ad affrontare..

lunedì 29 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ⑦ : Pagani di Ieri e di Oggi: religione, moda, fanatismo


Ok, siamo al settimo gufo della MWL, argomento Pagani di Ieri e di Oggi: religione, moda, fanatismo. Dato che arrivo in ritardo molto è stato già detto e non volendo ripetere vedrò di trattare qualcosa di diverso, sempre attinente e più specifico. Volevo fare una premessa però; condivido molte delle idee proposte dai vari utenti della lega soprattutto una; quella, come falso mito, riguardante il vedere il passato come un universo idilliaco e perfetto. Molti storici ed antropologi la chiamano "Sindrome dell'epoca d'oro" o semplicemente "era d'oro". Detto ciò vado ad analizzare, dal mio punto di vista (e quindi dal mio piccolo) la corrente/tradizione della Stregoneria Ereditaria. 

Prima di tutto è bene vedere cosa sia la stregoneria ereditaria; sono definite streghe ereditarie coloro che discendono in linea genetica da una corrente stregonesca o che hanno avuto-hanno oppure sono stati istruiti da un parente alla pratica stregonesca. Ora, dalla fondazione o riscoperta-reinventata della Wicca da parte di Gardner moltissime streghe famose o non si sono foggiate di discendere da una linea familiare di streghe-stregoni. Il punto è: che cosa era prima della Wicca la pratica stregonesca? Mera pratica appunto o delle religioni a se stanti come, per esempio, quella descritta da Leland? Arduo dirlo ma da ipotesi antropologiche si può desumere che molto di ciò che era considerato stregoneria era invece "magia popolare" cioè non era supportato da credenze in enti superiori quali divinità ecc.  Quei culti invece che prevedevano un panteon sono considerati come organismi protoreligiosi. Ora, trovo abbastanza assurdo che moltissimi pagani si vantino di derivare da cerchie pagano-familiari; certamente in Italia se vieni da un contesto rurale non è raro trovare bisnonne-i che praticavano riti di magia popolare ma ciò è ben diverso dall'essere streghe ereditarie (e ciò non legittima all'arte). Penso che quelle poche persone che effettivamente sono "streghe ereditarie" si contino sulla punta delle dita. 

È un post scritto in gran fretta, scusatemi ma in questo periodo ho la testa da tutt'altra parte. Questo è comunque genuino e fa parte del mio pensiero sulle tradizioni familiari. 

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "M"




"M" come "Mala Tempora", Stregoneria tempestaria e riti del maltempo

Attribuita alle streghe medievali, la capacità di generare maltempo, piogge, grandini e forti venti è da sempre stata al centro delle indagini magico-antropologiche. Era detto infatti "Strega Tempestaria" colui-colei che, nell'Europa medievale e rinascimentale, veniva ritenuto capace di causare, mediante stregoneria o pratiche affini, un mutamento meteorologico, grandine, pioggia, tempesta.

Di queste pratiche, non necessariamente legate alla stregoneria, l'universo religioso antico è portatore e sostenitore. La capacità di controllare il tempo atmosferico è infatti sempre stata al centro dell'interesse dell'uomo. Con un piccolo Excursus: 

EPOCA DRUIDICA: Famosa è la capacità di alcuni sacerdoti druidici, a detta degli autori latini che li hanno descritti, di invocare le forze elementali in proprio soccorso. Queste “capacità sacerdotali”, sempre secondo le fonti, erano derivate da una forma invocativa o del sacro divino o del sacro “elementale”. Non essendoci pervenute sicure fonti artistiche, scritte o orali questo tipo di pratica è difficilmente ricostruibile secondo i canoni religiosi druidici.

MEDIOEVO EUROPEO: Nel secolo IX vi fu in Francia una categoria di maghi detti “tempestari”, ai quali si attribuiva il potere di scatenare le più violente perturbazioni atmosferiche. Tali individui, pare, che fossero numerosi nella zona di Lione ove il popolo era persuaso che i temporali e la grandine derivassero dalla magia e dalla stregoneria. Il fenomeno assunse tale gravità da indurre il vescovo di quella città, San Agobardo, a scrivere un opuscolo dal titolo “Liber contra insulam vulgi opinionem de grandine et tonitruis”, per combatter queste convinzioni. Si credeva che i tempestari si avvalessero per le loro arti di una particolare “aura levatizia” con la quale erano capaci di provocare terribili grandinate e ingenti danni ai raccolti. Si riteneva, inoltre, che tali operazioni fossero interessate perché i raccolti così sottratti ai legittimi proprietari venivano venduti ad un popolo di una lontana regione, detta Magonia, che spesso si trovava in carestia. Compiuto l’affare, i Magonesi, essendo capaci di volare, trasportavano l’abbondante bottino per via aerea. In base a tale credenza non era raro che i contadini dopo temporali e grandinate facessero delle battute per la campagna distrutta per scoprire qualche tempestario o qualche Magonese e torturarlo fino alla morte. 

MEDIOEVO ITALIANO: Burcardo di Worms nel tomo inquisitorio "Corrector et Medicus", tentando di sradicare il culto stregonesco ha finito per descrivere una formula tempestaria italica per combattere la siccità e la carenza d’acqua: “Hai fatto quello che certe donne sono solite fare? Quando non piove e ne hanno bisogno molte fanciulle si radunano e scelgono quasi a loro guida una giovinetta vergine. La denudano e la conducono fuori dal villaggio, in un luogo dove vi sia l’erba chiamata giusquiamo. Fanno sradicare quest’erba alla vergine legandola al mignolo del piede destro. Indi le fanciulle, tenendo in mano ciascuna un bastoncello, accompagnano la vergine che si trascina dietro l’erba fino ad un fiume; con questi loro incantesimi, sperano di procurarsi la pioggia. Indi, tenendosi per mano, riconducono la vergine, sempre nuda, dal fiume al villaggio camminando traverso come granchi. Se lo hai fatto o sei stata consenziente digiuna per venti giorni.”

Interessante inoltre è sottolineare come il folklore in diversi paesi tratti delle capacità di creare o generare Mala Tempora: 

SCOZIA: In Scozia le leggende antiche sulle capacità di modifica del tempo atmosferico ricorrono nella figura della la Cailleach ("Vecchia Donna"), anche nota come la Cailleach Bheur:  una strega divina, una divinità creatrice, o anche un antenato divino. La figura della Cailleach è stata ripresa in numerosi personaggi della mitologia irlandese (le Cailleacha), della mitologia scozzese (le Cailleachan) e dell'Isola di Man (la Cailleagh). Le Cailleachan sono note anche come le Streghe delle Tempeste e sono viste come la personificazione degli elementi della natura specialmente nel loro aspetto distruttivo. Si dice che siano particolarmente attive nell'alzare le tempeste di vento primaverili durante il periodo detto A' Chailleach. In Irlanda il primo coltivatore che termina il raccolto del grano ricava dall'ultimo covone un pupazzo detto Carlin o Carline che rappresenta la Cailleach. La figura viene poi gettata di volta in volta nel campo del vicino che non ha ancora finito il raccolto. L'ultimo coltivatore che finisce il raccolto si prende la figura che deve conservare con cura per un anno e sfamare ed ospitare la strega per tutto l'inverno. I coltivatori fanno a gara per evitare di mantenere la Cailleach perché dai suoi favori, o sfavori, deriverà la buona riuscita-la rovina del proprio raccolto. Per placare quindi una situazione metrologica sfavorevole è quindi bene rivolgersi a Cailleach.

AUSTRALIA: Dove la natura desertica del territorio ed il quasi totale isolamento da influenze esterne, ai rappresentanti delle varie tribù sciamaniche fu affidato il compito principale di celebrare i rituali magici. Da essi si attese che grazie alla magia, dai riti sviluppata, la popolazione potesse essere rifornita di cibo e degli elementi essenziali alla sopravvivenza. Gli anziani degli aborigeni australiani diventarono in questo modo maghi pubblici, destinati anche a prendere cura dei magazzini di cibo, generalmente fenditure nelle rocce o buchi nel terreno, nei quali erano conservati anche le pietre ed i bastoni sacri ai quali, si credeva, erano legate le anime dei vivi e dei defunti, pertanto gli anziani dovettero espletare funzioni civili ed usanze tribali, e la loro funzione preminente rivestì un carattere magico e nel contempo sacrale che, gradualmente, assunse il significato di comando, quindi di sovranità sulla collettività. Una delle loro funzioni era, come per i nativi americani, la danza della pioggia. Alcune tribù del nord America, come i Cherokee, effettuavano la danza della pioggia con l'intento duplice di ottenere la caduta della pioggia e per ottenere una sorta di purificazione della terra dagli spiriti maligni. La tradizione vuole infatti che la pioggia contenga gli spiriti dei valorosi combattenti morti in passato durante le battaglie.

ITALIA: I casi di magia popolare o tradizionale sono numerosissimi. Per quanto riguarda la modifica del tempo atmosferico, le preghiere per la pioggia in periodo di siccità acuta sono implorazioni di aiuto e si distinguono sicuramente dalle cerimonie per produrre la pioggia, fondate sulla convinzione che incantesimi e formule adatte possano produrre l'effetto desiderato. Il fatto che ogni regione, ogni provincia ed addirittura i singoli paesi abbiamo pratiche proprie per avvicinarsi a questa ritualità delimita una linea netta tra le varie culture, seppur con costanti elementi in comune. Per utilizzare un esempio concreto i riti tempestari atti ad avvicinare temporali coinvolgevano sempre dell’acqua, tramite l’aspersione, l’assunzione orale o la sua presenza fisica nel rito; spesso erano compiuti con l’impiego di erbe specifiche (come la felce, per fare un esempio) ed eseguiti all’esterno delle mura domestiche.

Riguardante la mera pratica riporto queste due fonti: 


“La magia del tempo atmosferico richiede esperienza nel lavoro con gli elementi , gli elementali e gli spiriti della natura. Questo non vuol dire che si tratta di un tipo di magia difficile, ma che necessità di queste basi. La natura ha la sua rete di protezione che ne regola l’ equilibrio: se la vostra magia crea squilibrio o non è inserita correttamente, i risultati possono non presentarsi o comunque causeranno l’ opposto in seguito alla riuscita.
Uno sguardo al passato
La tradizione popolare ci tramanda diverse tecniche usate in passato dalle streghe di campagna per manipolare o scongiurare il tempo. Vediamone alcune:
  • Durante le giornate ventose si legava una corda per tre volte in aria. Questa veniva usata in futuro per portare il vento nelle giornate calme. Il primo nodo corrispondeva ad una brezza, il secondo ad un vento più forte e il terzo a un vento da tempesta. Queste corde erano di solito usate durante la navigazione.
  • Molti rituali europei per evocare la pioggia diffusi durante l’ antichità e il Medioevo prevedevano l’ uso dell’ Acqua stessa. Ci si radunava presso pozzi, stagni o calderoni colmi di acqua e si compivano rituali su di essa.
  • Si riteneva che alcune erbe possedessero la virtù di sollecitare le nubi della pioggia: alcune sono le foglie di felci, le radici delle mandragore, i fiori di erica, i funghi.
  • Nelle campagne si officiavano cerimonie per soddisfare le divinità agresti e gli spiriti tutelari del luogo. Questo comportava solitamente una offerta di pane, latte e miele.
Consigli Utili.
  • Le entità associate al tempo atmosferico sono solitamente quelle agresti. Ecco alcuni esempi: Thor, Odino, Zeus, Freyr, Bellona.
  • Entrare mentalmente nell’ energia della tempesta attraverso la meditazione.
  • Per allontanare la pioggia, concentratevi sul sole e fissate l’ attenzione su una parte chiara del cielo, quindi unitevi alla pioggia e spiegateli di spostarsi.
  • Stabilite un buon rapporto con gli spiriti della natura del luogo.
  • Astrologicamente la luna è legata alle variazioni del tempo e alla pioggia; il sole porta bel tempo e placa il vento; Marte governa i temporali”.
                                    (http://anticastregoneria.wordpress.com)


“Sin dall’ antichità si attribuisce a maghi, streghe, druidi e sacerdoti il potere di controllare il tempo atmosferico, comandare le tempeste, incatenare il vento, ecc Questa che segue è  un rituale base per attirare la pioggia, comune in molti paesi europei.
Quasi sempre veniva eseguito in riva ad uno stagno o ruscello, si raccoglieva l’ acqua in un calderone e poi la si agitava con dei rametti. Mentre agitavano l’acqua, le streghe invocavano lo spirito della pioggia chiedendo abbondanti piogge per la fertilità dei campi. Successivamente, con i rametti, si mescolava il liquido per nove volte in senso orario e subito dopo per nove volte in senso antiorario. Poi scuotevano l’ acqua ancora e ripetevano il processo per tre volte. Si spruzzava l’ acqua nell’ aria come se stesse effettivamente piovendo. Il rituale veniva ripetuto in sequenze dispari (1-3-7-9-13…). Il rito veniva concluso gettando l’acqua del calderone sulla terra.
Da li a poco si era certi che la pioggia sarebbe giunta abbondante. Se nei giorni successivi la condizione meteorologica desiderata non si presentava, il rito veniva ripetuto ancora, cercando di soddisfare gli spiriti della natura con i giusti tributi.
Questa è la struttura di base dell’ antico rituale, che presente varianti nei diversi paesi, per esempio in alcune tradizioni era richiesto che le fanciulle operanti fossero vergini, o che l’ acqua venisse versata sul corpo di una vergine; i nomi degli spiriti e delle divinità erano differenti a seconda dei costumi del popolo. Il rito poteva presentare l’ aggiunta di ingredienti che avevano il potere di attrarre le nubi ect
Altri metodi tradizionali che aiutano ad attrarre nubi e piogge sono:
  • bruciare l’ erica
  • rompere accidentalmente i funghi
  • bruciare foglie di felci
  • bagnare dei cristalli di rocca ed esporli all’ aria aperta”
                                                                                                                     
                                      (http://anticastregoneria.wordpress.com)

martedì 23 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "L"



"L" come "Libagione Lunare", il simbolismo del Latte come bevanda sacra


Il latte è associato ai culti femminei fin dalle prime ere dell'uomo; in quanto primo nutrimento degli uomini e degli animali  esso appare come elemento primordialmente cosmogonico, che permette il ritorno agli stati ancestrali. Dato il suo colore bianco, esso simboleggia la purezza e la purificazione, la dolcezza ne radica invece il significato di quiete uterina. Il latte fa parte, in diverse tradizioni religiose, insieme al pane, al vino ed al miele, delle bevande considerate benedette o "sacre alle divinità". Una delle prime raffigurazioni a noi pervenute del latte nel simbolismo divino è data dalle effigi della Dea egizia Iside. Le statue, traslate successivamente nel primo simbolismo cristiano come icone della Madonna, avevano spesso una struttura fissa: la Dea era seduta in trono, il seno scoperto mentre nutriva con il proprio latte il figlio Oro, avuto con Osiride. Già da queste prime icone è possibile intuire l'ampio simbolismo del latte nelle culture antiche: era il simbolo della vita, era mistero e proprietà esclusiva del femminile, associato alla nascita, crescita e purezza dell'infante. Il simbolismo legato al latte non si lega però solo all'età infantile; era tradizione che i guerrieri stessi traessero la loro forza da questo nutrimento. Utilizzando un esempio su molti si può parlare degli eroi guerrieri della divinità scandinava Odino, i quali trassero il proprio vigore dal latte della capra Heidrum.  Ricorrendo al piano psico-fisico, il latte è manifestazione delle pulsioni orali ed ad una funzione di sedazione dell'angoscia; è ciò che da conforto e quiete, è il ricordo inconscio della protezione materna. Da queste considerazioni è indubbia, quindi, l'associazione femminea-materna con il latte e con le prime fasi dello sviluppo del sé, diversa concezione è invece il suo simbolismo lunare. 

Trattando dell'associazione Luna-latte è bene fare alcune considerazioni di partenza. Il simbolismo lunare si è associato alla femminilità solo in tempi "relativamente recenti" in alcune culture mentre in altre è presente fin dalla sua origine (si veda la venere di Laussel con incise sul corno le tredici tacche lunari); il latte è invece da sempre stato appannaggio del femminile e da esso custodito come "mistero corporeo" al pari della gravidanza. In diverse tradizioni religiose il latte è utilizzato come bevanda sacra, appannaggio della divinità. In alcune zone dell'India, per esempio vige tutt'oggi una cerimonia legata a diverse divinità femminee: questo rito coinvolge la mungitura di una mucca bianca ed il versare il latte sopra l'effige divina. Questo cerimoniale, oltre ad avere valenza di offerta si connota però anche di valenze sessualmente implicite. Il latte è sinonimo di gravidanza e rappresenta inconsciamente la controparte femminile del seme maschile latore di vita. Il versare il liquido, quindi diviene un atto sessuale simulato dalla valenza propiziatoria. In altre culture, inoltre, il latte, oltre ad essere associato alla valenza procreativa e purificatoria (tanto che è usanza fare aspersioni con il latte o addirittura bagni rituali a base di esso), è legato ai misteri ed alla notte. Il suo essere bianco e dolce, il suo sgorgare dalle mammelle e la sua fluidità calda lo rendono affine ai culti che vedono la luna come simbolo predominante (sempre legato al femmineo). Riti specifici vedono la mungitura come un momento sacro riservato alle donne, esso diviene bevanda umana, oltre che divina, in grado di conferire tutta quella serie di proprietà descritte in precedenza. Un uso diverso del simbolismo latteo viene praticato durante la festa indiana detta "Pongol"; il riso, cotto nel latte viene letto per ricavarne presagi ed auspici sul futuro della famiglia, del singolo o del villaggio. Se il latte bolle vivacemente, l'anno futuro sarà prospero, al contrario esso riserverà avversità. Parte del riso cotto veniva infine offerto a Ganesha ed parte del latte rimasto veniva versato nella terra. 

Nella modernità il simbolismo pagano del latte è stato recuperato dalle tradizioni moderne, in particolare nella Wicca esso diviene simbolo della Luna durante i vari Esbat. Il latte continua ad essere un elemento prettamente femminile (dato che le tradizioni antiche maschili legate a questo fluido non hanno resistito sotto quelle femminili) e si esplica con maggiore forza nella ritualità moderna. Il latte è quindi tutt'oggi associato alla forma materna della divinità femminile, è utilizzato in lavori di sostegno, amore-purificazione e protezione.  


sabato 20 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "K"


"K" come "Kirn", la vergine del grano

In alcune località scozzesi e dell'Inghilterra settentrionale l'ultimo covone di grano mietuto veniva chiamato Kirin o Kirn-Baby e colui che lo portava via era detto "il vincitore del Kirn". Il covone veniva solitamente abbigliato come una fanciulla dandogli una forma femminile tramite l'intreccio delle varie spighe e lo si portava in processione tra i campi. Nel Berwickshire, fino alla metà del XIX secolo, era usanza svolgere un'accanita gara fra i mietitori per tagliare le ultime spighe rimaste del raccolto. I contendenti si riunivano a poca distanza e, a turno, lanciavano contro le ultime spighe la falce; colui che sarebbe riuscito a falciarle tutte in un sol colpo sarebbe diventato il portatore-vincitore del Kirn. Era usanza regalare le ultime spighe tagliate alla ragazza amata la quale avrebbe materialmente fabbricato la Vergine del Grano. Tagliare l'ultimo covone era un grande onore, l'atto in se era detto "tagliare la regina" o "cogliere la vergine del grano". Le procedure della gara però erano dettate dal fato poiché, non essendo una competizione di abilità, i vari contendenti venivano bendati e fatti girare sul posto finché non avrebbero tagliato, con un unico fendente di falce, il grano rimasto.

Queste bambole di grano erano rappresentazioni ed effigi dello spirito femminino del grano, venivano venerate con latte e trecce di capelli ed erano esposte alla fattoria del vincitore per un intero anno.  Nella festività dell'ultimo covone, chiamata la "Festa della Fanciulla" o "festa della vergine del grano", era usanza preparare un pane a forma di covone mietuto, da dividere poi con i vari ospiti e rappresentante la prosperità del raccolto.  

Altra usanza simile cade nell'Aberdeenshire in cui l'ultimo covone è detto "clyack", rappresentante sempre la fanciulla. L'usanza qui si discosta nell'elemento del possesso della vergine del grano: dopo la processione il covone viene consegnato alla moglie del fortunato mietitore la quale ne faceva una bambola che conservava fino al momento del parto della prima giumenta. La Fanciulla del grano veniva quindi data in pasto al piccolo vitello come suo primo cibo dopo la lattazione. 

Risulta chiaro quindi come queste tradizioni legate alle vergini del grano si accomunino sull'elemento procreativo di abbondanza e diventino determinanti anche per quanto riguarda la salute ed il vigore del bestiame. Lo spirito vegetativo femminile viene quindi incarnato ed espresso dall'ultimo covone; plasmato a forma umanizzante ed abbigliato come tale. La penetrazione del pensiero procreativo e di abbondanza e prosperità di campi-animali-donne veniva ricercata asportando una manciata di chicchi dall'ultimo covone e mescolandole ai semi del nuovo grano da piantare. In epoca più tarda il termine "Vergine del grano" venne sostituito con "Sposa" o "Vecchia" le cui tradizioni si discostano dall'impianto ritualistico del Kirn o Clyack in modo sostanziale. 

giovedì 18 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ⑥: Strumenti d'Arte



Sesto Gufo, e mi sto rimettendo in pari: Strumenti D'Arte, un mondo abnorme, cercherò di sintetizzare il più possibile questo post sperando che non venga lunghissimo. Premetto che ho fatto una bella selezione dalle linee del forum ed ho deciso di inserire solo una foto con i principali; i must della mia pratica. Ho escluso: bastone rituale, scopa, i due bolline, il pentacolo d'altare, coppa da riti esterni, athame da riti esterni, le 500 mila candele che ho in casa, porta-candele vari, gli incensi e gli incensieri,  la "dispensa" delle erbe e quella delle ossa-piume-corna-navi spirito, i vari simboli che mi porto abitualmente al collo,  lo scaffale delle pietre e le statue degli Dei (queste ultime le potete trovare in un album sul mio profilo di Facebook).  Seguirò un ordine a spirale in senso orario, dall'esterno all'interno. Allors:

Calderone: con me da diversi anni ormai, di ottone anticato; semplicissimo e piccolo. Non sento l'esigenza di grandi pentole; il mio ramo stregonesco non si è ancora esteso con vigore alla stregoneria casalinga-culinaria, sicché lo uso come simbolo uterino, grande abbastanza da contenere acqua, fiori, una candela o bruciarci un foglietto. Segue le linee tradizionali, un treppiede con i manici a gancio. Un simbolo femminile che è possibile portare anche per i riti-in-esterna.

Athame: il mio primo strumento acquistato, circa 8-9 anni fa, in una fiera; è non convenzionale. Un coltello nepalese Kukri ad un filo, con il corpo lamato ricurvo ed il manico in legno e ottone. Inciso con simboli solari nell'impugnatura, la lama è decorata ed il fodero è in legno, cuoio e ottone ritorto. forse uno degli strumenti a cui sono più legato, scelto per ragioni prettamente mie.

Bacchetta: Il mio cuore, o meglio il cuore della mia pratica. Costatami numerosissimi tagli alle mani e calli sull'intera mano destra; lavorata interamente con il bolline e colorata con una tinta naturale, il caffè. Viene da una radice di Ontano nero, un possente albero dei miei boschi che affondava le radici in un piccolo torrente. La radice è stata trattata con olio fiorito dopo il taglio e dopo lo "shaping" (ho un vuoto momentaneo di come sia in italiano questo termine..) è forata alla base (dall'acqua) e incisa con il mio nome in ogham. Ad essa ho attaccato con un nastro di pelle piume, una ghianda svuotata e ripiena di "erbe maschili", un corno di pietra lavica, un piccolo sonaglio e un piccolo pezzo di resina. L'ho lasciata semplicemente contorta, con solo un'incisione. Personalmente non amo l'interazione tra punte di cristallo e bacchette. 

Mortaio: Un vecchio mortaio in ottone usato una volta per scopi medici, acquistato anni fa; pesante come un macigno e rumoroso come una campana ma monumentalmente funzionale, soprattutto quando c'è da pestare resine o cristalli per ridurli a scaglie o semi-polvere. La bocca è ampia e il pestello è consumato e abbastanza rigato. Riporta tra le incisioni "1613 HENRICK TIBI", sinceramente tra le ricerche che ho fatto in rete non ho trovato nulla, penso però che sia una copia molto più recente di un antico mortaio. 

Coppa: Semplicissima in onice miele, cristallo che presenta tre venature marrone scuro, ideale per me, soprattutto quando contiene vino rosso che è possibile vedere dall'esterno. Comprata per una miseria, abbandonata da qualcuno su una bancarella dell'usato. Logicamente non convenzionale; trovo l'utilizzo dell'argento una mera invenzione Gardeniana, non che ci sia nulla di male a possederne una in argento ma è una cosa abbastanza dispendiosa e sinceramente poco pratica (data l'ossidazione con l'uso). 

Fiala di Olio profumato:  forse uno degli ultimi strumenti fatti, indossabile. Fatta di pelle e decorata con un nodo celtico di serpi. Contiene una piccola fiala di essenza di rosa; utilizzabile durante i riti (interni o esterni) come coadiuvante alla meditazione profonda, a livello di potente stimolo olfattivo. I serpenti sono stati scelti per ragioni che vi potete ben immaginare. 

BoS: Ho sempre avuto un rapporto travagliato con questo strumento, tutt'ora non sono molto a mio agio a scrivere su di esso, soprattutto perché non ho una ritualistica fissa o prefissata che seguo ogni volta, per intenderci; incantesimi e rituali in rima li invento al momento. Questo è il mio terzo libro, gli scorsi due ne fanno parte (essendo un quadernone ad anelli) ma solo in minima parte; ho bruciato i miei primi due grimori. Diciamo che da totem io cambio molto molto velocemente e il fatto di poter togliere e spostare le pagine in questo mi aiuta. Interamente scritto a mano e circondato da erbe è una sorta di diario degli incantesimi più performativi che hanno comportato una ritualità più complessa. Non un diario personale; diciamo un memorandum di ciò che ho fatto. Realizzato completamente da me, dalla copertina all'impaginazione interna; un lavoraccio esteticamente stupendo che è però l'unico modo in cui posso tenere il BoS (non potrei sopportare di avere solo inchiostro su carta, è più forte di me). 

Direi che per questo gufo può bastare; in qualche modo trovo gli strumenti proiezioni del proprio se e utilizzarli nella pratica per me non è strettamente necessario ma serve a focalizzarsi e concentrarsi. A chi ancora non avesse trovato i propri auguro una buona ricerca. A kiss to the witches!

Tell The Owl - Argomento ⑤: Divinazione


PREMESSA doverosa: post da leggere senza preconcetti e nel rispetto della pratica individuale.

Questo sarà un post particolarmente scarno, questo perché riguarda una pratica, quella divinatoria, che non mi compete e che ho scelto anni fa di escludere dal mio percorso di strega. Provai anni fa, all'inizio del mio percorso, a divinare (con i tarocchi) ma mi resi conto che non era un percorso adatto a me. Feci un ragionamento, allora, che condivido tutt'oggi. Non volendo togliere nulla a chi pratica e non volendo offendere le streghe ed i pagani che utilizzano la divinazione ma, personalmente, la ritengo uno spreco di tempo. Mi spiego. Perché sacrificare una parte del proprio presente, della propria giornata per conoscere cosa avverrà in futuro? Perché si ha bisogno di conoscere cosa avverrà dopo? Io ritengo che il nostro fato ce lo scriviamo noi stessi, con le scelte individuali che ognuno compie nella vita (giuste o sbagliate che siano). Trovo che il sapere che un fatto succederà in un prossimo o lontano futuro faccia vivere meno intensamente il presente: se so che mi succederà un qualcosa di positivo allora vivo l'oggi attendendo con ansia ciò che verrà; se accadrà qualcosa di negativo allora non mi godrò quello che ORA ho. Spero che il mio ragionamento sia capibile; è la mia visione di questo e, a dir la verità, penso di essere una delle poche streghe italiane che non praticano la divinazione. Con questo sproloquio concludo dicendo che utilizzo l'ogham e un poco le rune ma non a scopo divinatorio; li considero simboli di potere, quali sono. Al prossimo Gufo =)