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mercoledì 31 ottobre 2012

Samhain casalingo



Beh PIOVE, che novità. Uscita di stasera annullata e il rito anticipato di ieri sera sembra così totalmente sprecato dato che ho stasera a disposizione. Oggi ho fatto attività totalmente autunnali, una crostata di marmellata di castagne, ho intagliato la zucca (di cui sono ESTREMAMENTE SODDISFATTO) e ho guardato un film hallowiniano. Guardando i social mi rendo conto che molti pagani sono un branco mal organizzato, alcuni gruppi su face mi fanno rabbrividire (grazie a dio allo scempio si salva il gruppo di Sacerdotesse!); non ne posso più di polemiche su holywings e sulle vergini sacrificate, non ne posso più di imitatori di Fede che si impegnano nel fare copia-incolla di ciò che fa. Sarò idiota io, o sarà il periodo francamente merdoso ma detto francamente non ne posso più. Poi tra pochi giorni il trasferimento a Roma: GOSH! Ho fatto attività stregonesche con la luna del sangue; giusto un'evoluzione della pratica della shadows witchcraft; bah, vediamo se funzioneranno o meno..


Il fatto è che ora vorrei una sigaretta, una tisana di rosa gialla, una copertona di lana ed il mio neo ex ragazzo. Non è che mi senta incompleto, capiamoci; io sono io, ma è che sono stanco di tutta questa instabilità. Uff vedremo se la capitale mi darà nuove possibilità o almeno un momento di respiro tra i due corsi di laurea che andrò ad affrontare..

lunedì 29 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ⑦ : Pagani di Ieri e di Oggi: religione, moda, fanatismo


Ok, siamo al settimo gufo della MWL, argomento Pagani di Ieri e di Oggi: religione, moda, fanatismo. Dato che arrivo in ritardo molto è stato già detto e non volendo ripetere vedrò di trattare qualcosa di diverso, sempre attinente e più specifico. Volevo fare una premessa però; condivido molte delle idee proposte dai vari utenti della lega soprattutto una; quella, come falso mito, riguardante il vedere il passato come un universo idilliaco e perfetto. Molti storici ed antropologi la chiamano "Sindrome dell'epoca d'oro" o semplicemente "era d'oro". Detto ciò vado ad analizzare, dal mio punto di vista (e quindi dal mio piccolo) la corrente/tradizione della Stregoneria Ereditaria. 

Prima di tutto è bene vedere cosa sia la stregoneria ereditaria; sono definite streghe ereditarie coloro che discendono in linea genetica da una corrente stregonesca o che hanno avuto-hanno oppure sono stati istruiti da un parente alla pratica stregonesca. Ora, dalla fondazione o riscoperta-reinventata della Wicca da parte di Gardner moltissime streghe famose o non si sono foggiate di discendere da una linea familiare di streghe-stregoni. Il punto è: che cosa era prima della Wicca la pratica stregonesca? Mera pratica appunto o delle religioni a se stanti come, per esempio, quella descritta da Leland? Arduo dirlo ma da ipotesi antropologiche si può desumere che molto di ciò che era considerato stregoneria era invece "magia popolare" cioè non era supportato da credenze in enti superiori quali divinità ecc.  Quei culti invece che prevedevano un panteon sono considerati come organismi protoreligiosi. Ora, trovo abbastanza assurdo che moltissimi pagani si vantino di derivare da cerchie pagano-familiari; certamente in Italia se vieni da un contesto rurale non è raro trovare bisnonne-i che praticavano riti di magia popolare ma ciò è ben diverso dall'essere streghe ereditarie (e ciò non legittima all'arte). Penso che quelle poche persone che effettivamente sono "streghe ereditarie" si contino sulla punta delle dita. 

È un post scritto in gran fretta, scusatemi ma in questo periodo ho la testa da tutt'altra parte. Questo è comunque genuino e fa parte del mio pensiero sulle tradizioni familiari. 

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "M"




"M" come "Mala Tempora", Stregoneria tempestaria e riti del maltempo

Attribuita alle streghe medievali, la capacità di generare maltempo, piogge, grandini e forti venti è da sempre stata al centro delle indagini magico-antropologiche. Era detto infatti "Strega Tempestaria" colui-colei che, nell'Europa medievale e rinascimentale, veniva ritenuto capace di causare, mediante stregoneria o pratiche affini, un mutamento meteorologico, grandine, pioggia, tempesta.

Di queste pratiche, non necessariamente legate alla stregoneria, l'universo religioso antico è portatore e sostenitore. La capacità di controllare il tempo atmosferico è infatti sempre stata al centro dell'interesse dell'uomo. Con un piccolo Excursus: 

EPOCA DRUIDICA: Famosa è la capacità di alcuni sacerdoti druidici, a detta degli autori latini che li hanno descritti, di invocare le forze elementali in proprio soccorso. Queste “capacità sacerdotali”, sempre secondo le fonti, erano derivate da una forma invocativa o del sacro divino o del sacro “elementale”. Non essendoci pervenute sicure fonti artistiche, scritte o orali questo tipo di pratica è difficilmente ricostruibile secondo i canoni religiosi druidici.

MEDIOEVO EUROPEO: Nel secolo IX vi fu in Francia una categoria di maghi detti “tempestari”, ai quali si attribuiva il potere di scatenare le più violente perturbazioni atmosferiche. Tali individui, pare, che fossero numerosi nella zona di Lione ove il popolo era persuaso che i temporali e la grandine derivassero dalla magia e dalla stregoneria. Il fenomeno assunse tale gravità da indurre il vescovo di quella città, San Agobardo, a scrivere un opuscolo dal titolo “Liber contra insulam vulgi opinionem de grandine et tonitruis”, per combatter queste convinzioni. Si credeva che i tempestari si avvalessero per le loro arti di una particolare “aura levatizia” con la quale erano capaci di provocare terribili grandinate e ingenti danni ai raccolti. Si riteneva, inoltre, che tali operazioni fossero interessate perché i raccolti così sottratti ai legittimi proprietari venivano venduti ad un popolo di una lontana regione, detta Magonia, che spesso si trovava in carestia. Compiuto l’affare, i Magonesi, essendo capaci di volare, trasportavano l’abbondante bottino per via aerea. In base a tale credenza non era raro che i contadini dopo temporali e grandinate facessero delle battute per la campagna distrutta per scoprire qualche tempestario o qualche Magonese e torturarlo fino alla morte. 

MEDIOEVO ITALIANO: Burcardo di Worms nel tomo inquisitorio "Corrector et Medicus", tentando di sradicare il culto stregonesco ha finito per descrivere una formula tempestaria italica per combattere la siccità e la carenza d’acqua: “Hai fatto quello che certe donne sono solite fare? Quando non piove e ne hanno bisogno molte fanciulle si radunano e scelgono quasi a loro guida una giovinetta vergine. La denudano e la conducono fuori dal villaggio, in un luogo dove vi sia l’erba chiamata giusquiamo. Fanno sradicare quest’erba alla vergine legandola al mignolo del piede destro. Indi le fanciulle, tenendo in mano ciascuna un bastoncello, accompagnano la vergine che si trascina dietro l’erba fino ad un fiume; con questi loro incantesimi, sperano di procurarsi la pioggia. Indi, tenendosi per mano, riconducono la vergine, sempre nuda, dal fiume al villaggio camminando traverso come granchi. Se lo hai fatto o sei stata consenziente digiuna per venti giorni.”

Interessante inoltre è sottolineare come il folklore in diversi paesi tratti delle capacità di creare o generare Mala Tempora: 

SCOZIA: In Scozia le leggende antiche sulle capacità di modifica del tempo atmosferico ricorrono nella figura della la Cailleach ("Vecchia Donna"), anche nota come la Cailleach Bheur:  una strega divina, una divinità creatrice, o anche un antenato divino. La figura della Cailleach è stata ripresa in numerosi personaggi della mitologia irlandese (le Cailleacha), della mitologia scozzese (le Cailleachan) e dell'Isola di Man (la Cailleagh). Le Cailleachan sono note anche come le Streghe delle Tempeste e sono viste come la personificazione degli elementi della natura specialmente nel loro aspetto distruttivo. Si dice che siano particolarmente attive nell'alzare le tempeste di vento primaverili durante il periodo detto A' Chailleach. In Irlanda il primo coltivatore che termina il raccolto del grano ricava dall'ultimo covone un pupazzo detto Carlin o Carline che rappresenta la Cailleach. La figura viene poi gettata di volta in volta nel campo del vicino che non ha ancora finito il raccolto. L'ultimo coltivatore che finisce il raccolto si prende la figura che deve conservare con cura per un anno e sfamare ed ospitare la strega per tutto l'inverno. I coltivatori fanno a gara per evitare di mantenere la Cailleach perché dai suoi favori, o sfavori, deriverà la buona riuscita-la rovina del proprio raccolto. Per placare quindi una situazione metrologica sfavorevole è quindi bene rivolgersi a Cailleach.

AUSTRALIA: Dove la natura desertica del territorio ed il quasi totale isolamento da influenze esterne, ai rappresentanti delle varie tribù sciamaniche fu affidato il compito principale di celebrare i rituali magici. Da essi si attese che grazie alla magia, dai riti sviluppata, la popolazione potesse essere rifornita di cibo e degli elementi essenziali alla sopravvivenza. Gli anziani degli aborigeni australiani diventarono in questo modo maghi pubblici, destinati anche a prendere cura dei magazzini di cibo, generalmente fenditure nelle rocce o buchi nel terreno, nei quali erano conservati anche le pietre ed i bastoni sacri ai quali, si credeva, erano legate le anime dei vivi e dei defunti, pertanto gli anziani dovettero espletare funzioni civili ed usanze tribali, e la loro funzione preminente rivestì un carattere magico e nel contempo sacrale che, gradualmente, assunse il significato di comando, quindi di sovranità sulla collettività. Una delle loro funzioni era, come per i nativi americani, la danza della pioggia. Alcune tribù del nord America, come i Cherokee, effettuavano la danza della pioggia con l'intento duplice di ottenere la caduta della pioggia e per ottenere una sorta di purificazione della terra dagli spiriti maligni. La tradizione vuole infatti che la pioggia contenga gli spiriti dei valorosi combattenti morti in passato durante le battaglie.

ITALIA: I casi di magia popolare o tradizionale sono numerosissimi. Per quanto riguarda la modifica del tempo atmosferico, le preghiere per la pioggia in periodo di siccità acuta sono implorazioni di aiuto e si distinguono sicuramente dalle cerimonie per produrre la pioggia, fondate sulla convinzione che incantesimi e formule adatte possano produrre l'effetto desiderato. Il fatto che ogni regione, ogni provincia ed addirittura i singoli paesi abbiamo pratiche proprie per avvicinarsi a questa ritualità delimita una linea netta tra le varie culture, seppur con costanti elementi in comune. Per utilizzare un esempio concreto i riti tempestari atti ad avvicinare temporali coinvolgevano sempre dell’acqua, tramite l’aspersione, l’assunzione orale o la sua presenza fisica nel rito; spesso erano compiuti con l’impiego di erbe specifiche (come la felce, per fare un esempio) ed eseguiti all’esterno delle mura domestiche.

Riguardante la mera pratica riporto queste due fonti: 


“La magia del tempo atmosferico richiede esperienza nel lavoro con gli elementi , gli elementali e gli spiriti della natura. Questo non vuol dire che si tratta di un tipo di magia difficile, ma che necessità di queste basi. La natura ha la sua rete di protezione che ne regola l’ equilibrio: se la vostra magia crea squilibrio o non è inserita correttamente, i risultati possono non presentarsi o comunque causeranno l’ opposto in seguito alla riuscita.
Uno sguardo al passato
La tradizione popolare ci tramanda diverse tecniche usate in passato dalle streghe di campagna per manipolare o scongiurare il tempo. Vediamone alcune:
  • Durante le giornate ventose si legava una corda per tre volte in aria. Questa veniva usata in futuro per portare il vento nelle giornate calme. Il primo nodo corrispondeva ad una brezza, il secondo ad un vento più forte e il terzo a un vento da tempesta. Queste corde erano di solito usate durante la navigazione.
  • Molti rituali europei per evocare la pioggia diffusi durante l’ antichità e il Medioevo prevedevano l’ uso dell’ Acqua stessa. Ci si radunava presso pozzi, stagni o calderoni colmi di acqua e si compivano rituali su di essa.
  • Si riteneva che alcune erbe possedessero la virtù di sollecitare le nubi della pioggia: alcune sono le foglie di felci, le radici delle mandragore, i fiori di erica, i funghi.
  • Nelle campagne si officiavano cerimonie per soddisfare le divinità agresti e gli spiriti tutelari del luogo. Questo comportava solitamente una offerta di pane, latte e miele.
Consigli Utili.
  • Le entità associate al tempo atmosferico sono solitamente quelle agresti. Ecco alcuni esempi: Thor, Odino, Zeus, Freyr, Bellona.
  • Entrare mentalmente nell’ energia della tempesta attraverso la meditazione.
  • Per allontanare la pioggia, concentratevi sul sole e fissate l’ attenzione su una parte chiara del cielo, quindi unitevi alla pioggia e spiegateli di spostarsi.
  • Stabilite un buon rapporto con gli spiriti della natura del luogo.
  • Astrologicamente la luna è legata alle variazioni del tempo e alla pioggia; il sole porta bel tempo e placa il vento; Marte governa i temporali”.
                                    (http://anticastregoneria.wordpress.com)


“Sin dall’ antichità si attribuisce a maghi, streghe, druidi e sacerdoti il potere di controllare il tempo atmosferico, comandare le tempeste, incatenare il vento, ecc Questa che segue è  un rituale base per attirare la pioggia, comune in molti paesi europei.
Quasi sempre veniva eseguito in riva ad uno stagno o ruscello, si raccoglieva l’ acqua in un calderone e poi la si agitava con dei rametti. Mentre agitavano l’acqua, le streghe invocavano lo spirito della pioggia chiedendo abbondanti piogge per la fertilità dei campi. Successivamente, con i rametti, si mescolava il liquido per nove volte in senso orario e subito dopo per nove volte in senso antiorario. Poi scuotevano l’ acqua ancora e ripetevano il processo per tre volte. Si spruzzava l’ acqua nell’ aria come se stesse effettivamente piovendo. Il rituale veniva ripetuto in sequenze dispari (1-3-7-9-13…). Il rito veniva concluso gettando l’acqua del calderone sulla terra.
Da li a poco si era certi che la pioggia sarebbe giunta abbondante. Se nei giorni successivi la condizione meteorologica desiderata non si presentava, il rito veniva ripetuto ancora, cercando di soddisfare gli spiriti della natura con i giusti tributi.
Questa è la struttura di base dell’ antico rituale, che presente varianti nei diversi paesi, per esempio in alcune tradizioni era richiesto che le fanciulle operanti fossero vergini, o che l’ acqua venisse versata sul corpo di una vergine; i nomi degli spiriti e delle divinità erano differenti a seconda dei costumi del popolo. Il rito poteva presentare l’ aggiunta di ingredienti che avevano il potere di attrarre le nubi ect
Altri metodi tradizionali che aiutano ad attrarre nubi e piogge sono:
  • bruciare l’ erica
  • rompere accidentalmente i funghi
  • bruciare foglie di felci
  • bagnare dei cristalli di rocca ed esporli all’ aria aperta”
                                                                                                                     
                                      (http://anticastregoneria.wordpress.com)

martedì 23 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "L"



"L" come "Libagione Lunare", il simbolismo del Latte come bevanda sacra


Il latte è associato ai culti femminei fin dalle prime ere dell'uomo; in quanto primo nutrimento degli uomini e degli animali  esso appare come elemento primordialmente cosmogonico, che permette il ritorno agli stati ancestrali. Dato il suo colore bianco, esso simboleggia la purezza e la purificazione, la dolcezza ne radica invece il significato di quiete uterina. Il latte fa parte, in diverse tradizioni religiose, insieme al pane, al vino ed al miele, delle bevande considerate benedette o "sacre alle divinità". Una delle prime raffigurazioni a noi pervenute del latte nel simbolismo divino è data dalle effigi della Dea egizia Iside. Le statue, traslate successivamente nel primo simbolismo cristiano come icone della Madonna, avevano spesso una struttura fissa: la Dea era seduta in trono, il seno scoperto mentre nutriva con il proprio latte il figlio Oro, avuto con Osiride. Già da queste prime icone è possibile intuire l'ampio simbolismo del latte nelle culture antiche: era il simbolo della vita, era mistero e proprietà esclusiva del femminile, associato alla nascita, crescita e purezza dell'infante. Il simbolismo legato al latte non si lega però solo all'età infantile; era tradizione che i guerrieri stessi traessero la loro forza da questo nutrimento. Utilizzando un esempio su molti si può parlare degli eroi guerrieri della divinità scandinava Odino, i quali trassero il proprio vigore dal latte della capra Heidrum.  Ricorrendo al piano psico-fisico, il latte è manifestazione delle pulsioni orali ed ad una funzione di sedazione dell'angoscia; è ciò che da conforto e quiete, è il ricordo inconscio della protezione materna. Da queste considerazioni è indubbia, quindi, l'associazione femminea-materna con il latte e con le prime fasi dello sviluppo del sé, diversa concezione è invece il suo simbolismo lunare. 

Trattando dell'associazione Luna-latte è bene fare alcune considerazioni di partenza. Il simbolismo lunare si è associato alla femminilità solo in tempi "relativamente recenti" in alcune culture mentre in altre è presente fin dalla sua origine (si veda la venere di Laussel con incise sul corno le tredici tacche lunari); il latte è invece da sempre stato appannaggio del femminile e da esso custodito come "mistero corporeo" al pari della gravidanza. In diverse tradizioni religiose il latte è utilizzato come bevanda sacra, appannaggio della divinità. In alcune zone dell'India, per esempio vige tutt'oggi una cerimonia legata a diverse divinità femminee: questo rito coinvolge la mungitura di una mucca bianca ed il versare il latte sopra l'effige divina. Questo cerimoniale, oltre ad avere valenza di offerta si connota però anche di valenze sessualmente implicite. Il latte è sinonimo di gravidanza e rappresenta inconsciamente la controparte femminile del seme maschile latore di vita. Il versare il liquido, quindi diviene un atto sessuale simulato dalla valenza propiziatoria. In altre culture, inoltre, il latte, oltre ad essere associato alla valenza procreativa e purificatoria (tanto che è usanza fare aspersioni con il latte o addirittura bagni rituali a base di esso), è legato ai misteri ed alla notte. Il suo essere bianco e dolce, il suo sgorgare dalle mammelle e la sua fluidità calda lo rendono affine ai culti che vedono la luna come simbolo predominante (sempre legato al femmineo). Riti specifici vedono la mungitura come un momento sacro riservato alle donne, esso diviene bevanda umana, oltre che divina, in grado di conferire tutta quella serie di proprietà descritte in precedenza. Un uso diverso del simbolismo latteo viene praticato durante la festa indiana detta "Pongol"; il riso, cotto nel latte viene letto per ricavarne presagi ed auspici sul futuro della famiglia, del singolo o del villaggio. Se il latte bolle vivacemente, l'anno futuro sarà prospero, al contrario esso riserverà avversità. Parte del riso cotto veniva infine offerto a Ganesha ed parte del latte rimasto veniva versato nella terra. 

Nella modernità il simbolismo pagano del latte è stato recuperato dalle tradizioni moderne, in particolare nella Wicca esso diviene simbolo della Luna durante i vari Esbat. Il latte continua ad essere un elemento prettamente femminile (dato che le tradizioni antiche maschili legate a questo fluido non hanno resistito sotto quelle femminili) e si esplica con maggiore forza nella ritualità moderna. Il latte è quindi tutt'oggi associato alla forma materna della divinità femminile, è utilizzato in lavori di sostegno, amore-purificazione e protezione.  


sabato 20 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "K"


"K" come "Kirn", la vergine del grano

In alcune località scozzesi e dell'Inghilterra settentrionale l'ultimo covone di grano mietuto veniva chiamato Kirin o Kirn-Baby e colui che lo portava via era detto "il vincitore del Kirn". Il covone veniva solitamente abbigliato come una fanciulla dandogli una forma femminile tramite l'intreccio delle varie spighe e lo si portava in processione tra i campi. Nel Berwickshire, fino alla metà del XIX secolo, era usanza svolgere un'accanita gara fra i mietitori per tagliare le ultime spighe rimaste del raccolto. I contendenti si riunivano a poca distanza e, a turno, lanciavano contro le ultime spighe la falce; colui che sarebbe riuscito a falciarle tutte in un sol colpo sarebbe diventato il portatore-vincitore del Kirn. Era usanza regalare le ultime spighe tagliate alla ragazza amata la quale avrebbe materialmente fabbricato la Vergine del Grano. Tagliare l'ultimo covone era un grande onore, l'atto in se era detto "tagliare la regina" o "cogliere la vergine del grano". Le procedure della gara però erano dettate dal fato poiché, non essendo una competizione di abilità, i vari contendenti venivano bendati e fatti girare sul posto finché non avrebbero tagliato, con un unico fendente di falce, il grano rimasto.

Queste bambole di grano erano rappresentazioni ed effigi dello spirito femminino del grano, venivano venerate con latte e trecce di capelli ed erano esposte alla fattoria del vincitore per un intero anno.  Nella festività dell'ultimo covone, chiamata la "Festa della Fanciulla" o "festa della vergine del grano", era usanza preparare un pane a forma di covone mietuto, da dividere poi con i vari ospiti e rappresentante la prosperità del raccolto.  

Altra usanza simile cade nell'Aberdeenshire in cui l'ultimo covone è detto "clyack", rappresentante sempre la fanciulla. L'usanza qui si discosta nell'elemento del possesso della vergine del grano: dopo la processione il covone viene consegnato alla moglie del fortunato mietitore la quale ne faceva una bambola che conservava fino al momento del parto della prima giumenta. La Fanciulla del grano veniva quindi data in pasto al piccolo vitello come suo primo cibo dopo la lattazione. 

Risulta chiaro quindi come queste tradizioni legate alle vergini del grano si accomunino sull'elemento procreativo di abbondanza e diventino determinanti anche per quanto riguarda la salute ed il vigore del bestiame. Lo spirito vegetativo femminile viene quindi incarnato ed espresso dall'ultimo covone; plasmato a forma umanizzante ed abbigliato come tale. La penetrazione del pensiero procreativo e di abbondanza e prosperità di campi-animali-donne veniva ricercata asportando una manciata di chicchi dall'ultimo covone e mescolandole ai semi del nuovo grano da piantare. In epoca più tarda il termine "Vergine del grano" venne sostituito con "Sposa" o "Vecchia" le cui tradizioni si discostano dall'impianto ritualistico del Kirn o Clyack in modo sostanziale. 

giovedì 18 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ⑥: Strumenti d'Arte



Sesto Gufo, e mi sto rimettendo in pari: Strumenti D'Arte, un mondo abnorme, cercherò di sintetizzare il più possibile questo post sperando che non venga lunghissimo. Premetto che ho fatto una bella selezione dalle linee del forum ed ho deciso di inserire solo una foto con i principali; i must della mia pratica. Ho escluso: bastone rituale, scopa, i due bolline, il pentacolo d'altare, coppa da riti esterni, athame da riti esterni, le 500 mila candele che ho in casa, porta-candele vari, gli incensi e gli incensieri,  la "dispensa" delle erbe e quella delle ossa-piume-corna-navi spirito, i vari simboli che mi porto abitualmente al collo,  lo scaffale delle pietre e le statue degli Dei (queste ultime le potete trovare in un album sul mio profilo di Facebook).  Seguirò un ordine a spirale in senso orario, dall'esterno all'interno. Allors:

Calderone: con me da diversi anni ormai, di ottone anticato; semplicissimo e piccolo. Non sento l'esigenza di grandi pentole; il mio ramo stregonesco non si è ancora esteso con vigore alla stregoneria casalinga-culinaria, sicché lo uso come simbolo uterino, grande abbastanza da contenere acqua, fiori, una candela o bruciarci un foglietto. Segue le linee tradizionali, un treppiede con i manici a gancio. Un simbolo femminile che è possibile portare anche per i riti-in-esterna.

Athame: il mio primo strumento acquistato, circa 8-9 anni fa, in una fiera; è non convenzionale. Un coltello nepalese Kukri ad un filo, con il corpo lamato ricurvo ed il manico in legno e ottone. Inciso con simboli solari nell'impugnatura, la lama è decorata ed il fodero è in legno, cuoio e ottone ritorto. forse uno degli strumenti a cui sono più legato, scelto per ragioni prettamente mie.

Bacchetta: Il mio cuore, o meglio il cuore della mia pratica. Costatami numerosissimi tagli alle mani e calli sull'intera mano destra; lavorata interamente con il bolline e colorata con una tinta naturale, il caffè. Viene da una radice di Ontano nero, un possente albero dei miei boschi che affondava le radici in un piccolo torrente. La radice è stata trattata con olio fiorito dopo il taglio e dopo lo "shaping" (ho un vuoto momentaneo di come sia in italiano questo termine..) è forata alla base (dall'acqua) e incisa con il mio nome in ogham. Ad essa ho attaccato con un nastro di pelle piume, una ghianda svuotata e ripiena di "erbe maschili", un corno di pietra lavica, un piccolo sonaglio e un piccolo pezzo di resina. L'ho lasciata semplicemente contorta, con solo un'incisione. Personalmente non amo l'interazione tra punte di cristallo e bacchette. 

Mortaio: Un vecchio mortaio in ottone usato una volta per scopi medici, acquistato anni fa; pesante come un macigno e rumoroso come una campana ma monumentalmente funzionale, soprattutto quando c'è da pestare resine o cristalli per ridurli a scaglie o semi-polvere. La bocca è ampia e il pestello è consumato e abbastanza rigato. Riporta tra le incisioni "1613 HENRICK TIBI", sinceramente tra le ricerche che ho fatto in rete non ho trovato nulla, penso però che sia una copia molto più recente di un antico mortaio. 

Coppa: Semplicissima in onice miele, cristallo che presenta tre venature marrone scuro, ideale per me, soprattutto quando contiene vino rosso che è possibile vedere dall'esterno. Comprata per una miseria, abbandonata da qualcuno su una bancarella dell'usato. Logicamente non convenzionale; trovo l'utilizzo dell'argento una mera invenzione Gardeniana, non che ci sia nulla di male a possederne una in argento ma è una cosa abbastanza dispendiosa e sinceramente poco pratica (data l'ossidazione con l'uso). 

Fiala di Olio profumato:  forse uno degli ultimi strumenti fatti, indossabile. Fatta di pelle e decorata con un nodo celtico di serpi. Contiene una piccola fiala di essenza di rosa; utilizzabile durante i riti (interni o esterni) come coadiuvante alla meditazione profonda, a livello di potente stimolo olfattivo. I serpenti sono stati scelti per ragioni che vi potete ben immaginare. 

BoS: Ho sempre avuto un rapporto travagliato con questo strumento, tutt'ora non sono molto a mio agio a scrivere su di esso, soprattutto perché non ho una ritualistica fissa o prefissata che seguo ogni volta, per intenderci; incantesimi e rituali in rima li invento al momento. Questo è il mio terzo libro, gli scorsi due ne fanno parte (essendo un quadernone ad anelli) ma solo in minima parte; ho bruciato i miei primi due grimori. Diciamo che da totem io cambio molto molto velocemente e il fatto di poter togliere e spostare le pagine in questo mi aiuta. Interamente scritto a mano e circondato da erbe è una sorta di diario degli incantesimi più performativi che hanno comportato una ritualità più complessa. Non un diario personale; diciamo un memorandum di ciò che ho fatto. Realizzato completamente da me, dalla copertina all'impaginazione interna; un lavoraccio esteticamente stupendo che è però l'unico modo in cui posso tenere il BoS (non potrei sopportare di avere solo inchiostro su carta, è più forte di me). 

Direi che per questo gufo può bastare; in qualche modo trovo gli strumenti proiezioni del proprio se e utilizzarli nella pratica per me non è strettamente necessario ma serve a focalizzarsi e concentrarsi. A chi ancora non avesse trovato i propri auguro una buona ricerca. A kiss to the witches!

Tell The Owl - Argomento ⑤: Divinazione


PREMESSA doverosa: post da leggere senza preconcetti e nel rispetto della pratica individuale.

Questo sarà un post particolarmente scarno, questo perché riguarda una pratica, quella divinatoria, che non mi compete e che ho scelto anni fa di escludere dal mio percorso di strega. Provai anni fa, all'inizio del mio percorso, a divinare (con i tarocchi) ma mi resi conto che non era un percorso adatto a me. Feci un ragionamento, allora, che condivido tutt'oggi. Non volendo togliere nulla a chi pratica e non volendo offendere le streghe ed i pagani che utilizzano la divinazione ma, personalmente, la ritengo uno spreco di tempo. Mi spiego. Perché sacrificare una parte del proprio presente, della propria giornata per conoscere cosa avverrà in futuro? Perché si ha bisogno di conoscere cosa avverrà dopo? Io ritengo che il nostro fato ce lo scriviamo noi stessi, con le scelte individuali che ognuno compie nella vita (giuste o sbagliate che siano). Trovo che il sapere che un fatto succederà in un prossimo o lontano futuro faccia vivere meno intensamente il presente: se so che mi succederà un qualcosa di positivo allora vivo l'oggi attendendo con ansia ciò che verrà; se accadrà qualcosa di negativo allora non mi godrò quello che ORA ho. Spero che il mio ragionamento sia capibile; è la mia visione di questo e, a dir la verità, penso di essere una delle poche streghe italiane che non praticano la divinazione. Con questo sproloquio concludo dicendo che utilizzo l'ogham e un poco le rune ma non a scopo divinatorio; li considero simboli di potere, quali sono. Al prossimo Gufo =)

martedì 16 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "J"


J” come “Jack in the green”, I culti arborei  ed il maschile sacro nelle festività del Primo Maggio


Jack in the green, conosciuto anche come  Jack o' the Green è una figura cara alle tradizioni inglesi legate al May Day ed in particolare ai cortei ed alle moderne parate folcloristiche. Il personaggio è solitamente raffigurato come vestito di foglie e munito di corna; l’ampio vestiario verde a forma di cono  gli copre gambe e braccia ed è realizzato con il fogliame raccolto la mattinata del primo maggio.  La figura è folkloricamente legata  alle competizioni delle “ghirlande del primo maggio” che divennero sempre più grandi ed elaborate fino ad estendersi ed a ricoprire l’intero corpo del personaggio.  Questa figura è solitamente associata  e legata alle danze sacre del primo maggio e ricorre nelle illustrazioni d’epoca a fianco del Re e della Regina di Maggio.  I moderni culti pagani (o neopagani) associarono Jack in the green con la figura del Green Man, presupposta divinità arborea precedente associata alla fertilità di flora e fauna ed incarnazione fisica dello spirito del ”Primeval Greenwood”. 

Il Green Man veniva infatti raffigurato con tre schemi stilistici differenti: “The Foliate Head” cioè un viso coperto interamente di foglie, solitamente di quercia; “The Disgorging Head” ossia un volto dalla cui bocca sgorgavano inflorescenze e rami fogliati, incarnazione fisica della religiosità arborea; oppure “The Bloodsucker Head”, una testa dai cui orifizi spuntavano rami e foglie, forse l’immagine più antica di questa misteriosa figura. Ipotesi antropologiche vedono Jack in the green come raffigurazione topica connessa agli antichi culti arborei ed alle celebrazioni legati al mascolino ed al culto fallico, le cui tradizioni sopravvivono nella modernità nei paesi anglofoni.

Diverse sono le tradizioni conservatesi tutt’oggi nelle celebrazioni del May Day; Henry Piers scriveva nella sua Description of Westmeath: “La vigilia di calendimaggio ogni famiglia mette davanti all’uscio un ramo verde, costellato di fiori gialli che crescono in abbondanza nei prati. Nei paesi ricchi di legname innalzano un albero alto e sottile che viene rinnovato durante l’anno. Fra le antiche tradizioni ancora vive in Cornovaglia  c’è quella di decorare porte e cortili, il primo di maggio, con fronde di sicomoro e biancospino, e di piantare alberi, o meglio, tronchi d’albero, davanti alle case”.  Un’altra tradizione era legata ai giovani nel nord dell’Inghilterra; era usanza alzarsi poco dopo la mezzanotte del primo maggio e recarsi nei boschi tra canti, danze e il suono dei corni e lì raccogliere rami fioriti o fogliati che avrebbero ornato poi le corone da indossare durante le celebrazioni.  Ci è pervenuta, di questa usanza, la prima strofa della carola solitamente cantata: “Tutta la notte abbiam vagato, tutta la notte ed anche il giorno; e recando una ghirlanda, ora facciam ritorno. Gaio serto vi portiamo, ed allo stipite l’appoggiamo. Adornato d’ogni fiore, dalla mano del Verde Signore” (riportato da Frazer).  Una tradizione legata al maschile e strettamente connessa con lo spirito boschivo consisteva nell’invocazione della pioggia per il raccolto estivo; il giovane prescelto per rappresentare Jack in the Green veniva spogliato ed immerso in un torrente o in uno stagno e si era soliti cantare una carola che fa eco alle formule lelandiane: “Portiamo Verde Giorgio, accompagnamo Verde Giorgio. Che nutra bene i nostri armenti, altrimenti finisca in acqua”.

È indubbio affermare quindi che il palo eretto, l’albero o il ramo (o anche il giovane che impersona lo spirito arboreo) sia un concreto simbolo fallico che si conserva tutt’oggi con il May Pole; Frazer, nel suo testo per eccellenza,  ha concluso che lo spirito vegetativo si manifesti anche nel primo fiore che sboccia a primavera ed anche nelle figure femminili chiamate “le rose di Maggio”.  

Interessante notare è la declinazione simbolica-ierogamica di questa festa; spesso il rappresentante fisico di Jack in the green distribuiva, al termine delle festività, rami del suo costume da infilzare nei campi per propiziarne la fertilità e l’abbondanza.  In tradizioni più antiche e non più in uso il Re e la Regina di maggio giacevano su un giaciglio di muschio, in un’alcova costruita con rami verdi al centro del villaggio. Esistevano anche una serie di gare d’abilità quali corse a cavallo ed arrampicate sul palo di maggio al fine di riportarne la corona a terra; il vincitore era quindi considerato il ragazzo più adatto a sposarsi ed avere una discendenza forte.



domenica 14 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ④: Spiriti Guida



Argomento 4, Spiriti guida e esseri ancestrali. Un tema delicato che cercherò di affrontare con le dovute cautele ed autocensure dato il post pubblico. Allora, prima di tutto vorrei ribadire che io non sono la persona più "sensibile" e ricettiva in tematica di spiriti ed esseri simili; mi definisco un tronco di legno a volte tanto che mi ci sono voluti anni di pratica prima di sentire il "velo sottile". Ho affrontato per primo l'argomento degli spiriti totemici o animali ancestrali con cui sto lavorando tutt'oggi e con cui mi trovo a mio agio. Il difficile, per me, non è stato tanto trovare il mio personale animale ancestrale (che è tutt'altro da ciò che mi aspettavo all'inizio e non centra praticamente nulla con la fotografia del post) ma  mi portava e mi porta ad affrontarne le similitudini e le lezioni di vita con neanche troppa gentilezza. Per me, data la mia esperienza personale, il totem è un tutt'uno con la persona stessa; io infatti penso, a discapito di molti, che il totem sia uno, unico che accompagna per tutta l'esistenza il praticante. Differente cosa sono gli animali di potere.

A livello di spiriti guida intesi come "maestri spirituali" ho avuto un unico contatto sotto mia espressa richiesta, un'unica lezione che per ora, a quanto pare, non ho ancora compreso. Sbottoniamoci. Una voce in meditazione profonda che mi diceva "richiamami tenendo le dita intrecciate". Ho tentato in atteggiamento di preghiera, nulla. Pensavo fosse allora per insegnarmi ad amare veramente, così ho richiamato tenendo per mano il mio ragazzo mentre dormiva; niente. Ho provato con l'umiltà ma ancora nulla di fatto. A questi punti ho provato contatti per farmi capire con qualche altro indizio ma arrivo sempre a sognare grandi fuochi nelle radure e suoni di flauti. Questo mesi fa. Io dico BOH e per ora lascio stare. (Francamente la mia testa razionale non sa più cosa pensare).

Caso a parte è lo spirito arboreo della Alraun di sambuco. Uno spirito familiare a me legato e da me amato. Un caso a parte data la sua materialità che mi permette un contatto molto più forte e senza enigmi o indovinelli. Una radice personale, un grande aiuto magico e non. (lo so di essere poco chiaro ma vorrei che il mio rapporto con lei restasse nostro.  Non so se questa frase per voi ha senso).

Per rispondere alle linee del forum sugli angeli io vorrei affermare che per ME, essi non sono altro che la mistificazione cristiana di spiriti naturali presenti nel piano fisico immaterialmente. Trovo, perdonatemi il termine, stupido connotare questi spiriti con atteggiamenti o forme umanizzanti; una volta che si è altro dalla materia si è altro dall'uomo. Questi spiriti, per me, non sono altro che immaterici, estremamente mutevoli e non congelabili in chicchessia forma (che serve però ad alcune persone per relazionarvisi). Parlando di spiriti dei defunti come spiriti guida io francamente non saprei cosa dire; mi trovo in una situazione dolorosamente scomoda su questo pensiero ed ancora sto battagliando con la mia testa per schierarmi sull'uno o sull'altro fronte della disputa.

Io francamente terminerei qui data la fragilità dell'argomento e la complessità delle visioni religiose. Spero che il mio testo non rechi offesa alle credenze di chi lo legge;  sono portato dal mio carattere ferino a esprimermi così come penso le cose. Bacioni streghette! (La foto in alto è un teschio di pettirosso, divenuto parte del vestiario della Alraun).


sabato 13 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ③: Leggi morali ed etica della magia





Argomento complesso: leggi morali nella stregoneria moderna ed etica nel neopaganesimo. Tosto, davvero tosto. Parto dicendo che io appartengo ancora, diversamente dal percorso di molti sul forum, ad un sentiero spirituale wiccan eclettico. per questa ragione ho soppesato e valutato per anni le "leggi morali" scritte o riprese nelle prime articolazioni inglesi di questa forma religiosa. Sottolineo che pratico una branca eclettica della Wicca (che parlandoci chiaro, c'è proprio bisogno di divisioni in tradizioni?) e che ho formato un pensiero mio su ciò che faccio e su come opero.

Parto col dire che nei primi anni di pratica seria (una volta che si smette di prendere come oro colato tutto ciò che c'è scritto in vari libri e si inizia a soppesare i concetti e le teorie) vedevo la legge del tre come un ente astratto che mi stava stretto, che, in qualche modo soffocava il mio essere io.  La assimilo tutt'ora all'inferno cristiano, al bastone e alla carota: se non fai come ti dico io allora ne risentirai. è una considerazione egoistica, un concetto che, a mio parere, deve restare appannaggio delle religioni monoteistiche. Capiamoci, non vado in giro a lanciare fatture e malocchi alla gente ma non lo faccio perché non VOGLIO fare del male. E lo faccio arbitrariamente, perché, per me, causare male è sbagliato. Non perché c'è una regola che mi vieta di farlo. Non ci sono divieti in natura, essi sono una costruzione sociale. In questo senso appoggio totalmente il pensiero della Valiente sulla legge del tre (che è poi stato una causa conseguente insieme alla mistificazione del culto e all'ampia pubblicità: "è stato Gardner a compromettere la sicurezza del gruppo e la sincerità del suo insegnamento" D.V.). In pratica la Valiente riteneva che la famosa legge del tre fosse una mera invenzione Gardeniana, non presente in nessuna religione antica se non con un rimando distorto al Karma. In soldoni: penso che il karma sia una cosa attiva e reale nelle vite di ognuno ma non penso che esso si applichi magicamente appena lanci una maledizione; per me questo è un retaggio alla walt disney. La reincarnazione, in pratica, scopre gli altarini e chi semina buono, raccoglie.  Personalmente non pratico maledizioni, legamenti di qualsiasi genere o "lanci di negatività" alle persone ma questo perché io ho ancora forti alcuni valori tramandatimi dai miei genitori cristiani: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

Altra questione è, permettetemi, il difendersi  dagli attacchi. In stato di natura se "porgi l'altra guancia" soccombi, muori o vieni schiacciato dal più forte; per me questo è valido sia nella vita quotidiana sia in quella spirituale. Se vengo attaccato mi difendo.  Seguendo l'ultima linea guida esprimo le mio opinioni sull'operare senza il consenso; per me, questo genere di pratiche si differenzia da ciò che si vuole fare. Considero legamento, per esempio, indirizzare una persona verso una via, che io ritengo la migliore, senza che questa persona non ne sappia nulla ma considero lecito operare "guarigioni" (meglio mettere questo termine virgolettato) anche senza il consenso della persona.  Poi io personalmente trovo il fatto di suddividere la magia in branche (rossa, verde, nera, cazzonesò) decisamente futile; la magia assume una connotazione una volta richiamata per un determinato scopo.

Ultima cosa; citando una domanda di Fede: "Poter fare magia è un privilegio, una responsabilità o un diritto non soggetto a nessuna regola?" e vorrei rispondere. Per ME fare magia non è altro che una propensione intrinseca all'essere umano; Carl Jung, seguace di Freud riteneva che in ogni forma religiosa, anche quelle in cui è negata, persiste una componente magica. Basti pensare alla preghiera nel cristianesimo, o il battesimo. Per me quindi fare magia non è un privilegio riservato a pochi, non è una sorta di clan di eletti, selezionati appositamente per praticare. Per me praticare magia come la pratichiamo noi pagani non è altro che un modo manifesto di avvicinarci ai ritmi ciclici, di praticare al chiarore del sole e della luna. Poi non dobbiamo dimenticare che tutta la parte di ritualistica nefasta e mirata a colpire gli altri ci viene direttamente dalle antiche culture pagane; una parte che noi, oggi, sentiamo di tralasciare.

La foto in alto riporta la statue degli dei appartenute in vita a Doreen Valiente.

venerdì 12 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ②: Antenati



Il culto degli antenati è un concetto caro a diverse tradizioni di stampo paganeggiante. Oggigiorno ritengo però che questo pensiero abbia, con l'evoluzione da culti misterici-chiusi ad una diffusione più ampia delle antiche vie, perso d'importanza e di significato. O meglio, quando si conserva in alcune tradizioni e viene recuperato dai singoli praticanti non assume più il medesimo significato e l'importanza che aveva in passato.

Per quanto mi riguarda io seguo una tradizione wiccan prettamente eclettica ed ho recuperato il culto ancestrale nella mia pratica. Premetto che non ho costituito una vera e propria ritualità organizzata e ripetitiva per quanto riguarda la memoria degli avi e degli antenati ma utilizzo spontaneamente questa pratica nell'Arte. Questo per me è un argomento delicato; non nascondo che prima di buttare giù la bozza scritta ho dovuto riflettere su cosa inserire e cosa togliere da questa traccia scritta. ci sono infatti parti di pratica o di discendenza, (scoperta involontariamente in un viaggio all'estero), che non intendo trattare. Io comincerei dicendo che ho per caso scoperto, circa quattro anni fa (e quindi dopo anni di pratica seria), parlando con mia madre che la mia bisnonna da parte di mio nonno materno praticava inni e preghiere basate su magia popolare. Io non l'ho mai conosciuta, è morta che mia madre aveva circa 4 anni ma dalle indagini che ho fatto con i partenti ho scoperto che nel mio paese, un villaggio nel nord della toscana, lei era considerata levatrice. Logicamente era cristiana ma a quanto pare fondeva pratiche popolari con il credo cristiano occupandosi di nascite, fertilità e guarigioni. A circa 65 anni perse l'occhio destro a causa di una foglia di granturco, essendo contadina, che le tagliò l'iride rendendole impossibile vedere da quell'occhio. Io la "ricordo" così, da una fotografia appartenuta a mia nonna e poi a mia madre (che possiede anche i suoi orecchini a cerchio ed il suo fazzolettone nero per coprire la crocchia di capelli), in piedi sulla terrazza di casa, anziana, circondata da vasi di fiori che amava. Mi piace pensare di portare avanti tradizioni popolari appartenute alla mia famiglia come le tradizioni legate alla festività di san Giovanni ed ai simboli delle culle dedicate ai neonati. Mi rendo conto di non avere avuto alcun contatto diretto con lei ma tengo la sua fotografia nel mio BoS, ricordandola di quando in quando e pensando a lei come una praticante attiva degli ultimi strascichi paganeggianti della Lunigiana. Non possiedo un altare per gli antenati, a dir la verità non ne sento il bisogno; l'altare per me è un surplus della pratica, a casa tengo solo quello fisso dedicato alla grande Madre ed al grande Padre.  Inoltre io integro al culto basato sulla "rimembranza" una pratica attiva di ringraziamento basata attraverso il tramite dell'Alraun. Il suo essere così profondamente ctonia mi permette di radicarmi e connettermi con più profondità con i miei antenati, sento che mi aiuta, tanto da far passare attraverso di lei le offerte che faccio a loro. Concludo dicendo che, come molti, li ricordo con più profondità durante le festività di Samhain in cui faccio meditazioni e preghiere. Non uso fare offerte di cibi agli antenati; se sento di ringraziarli, e devo necessariamente utilizzare qualcosa di materico, preferisco offrire un calice di vino rosso con miele, nutrendo l'Alraun e versandone il resto della coppa nella terra appartenuta a mio nonno e a sua madre prima di lui.

 

mercoledì 10 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "I"




I” come “Incroci”, il simbolismo del crocevia ed il culto Ecatiano


L’incrocio di più strade è sempre stato un simbolo potente associato alle arti magiche ed in particolare alla stregoneria.  L’origine di queste credenze è da ricercare, dalle fonti a noi pervenute, nella cultura greca e romana che considerava i crocicchi luoghi “a se stante” , diversi da qualsiasi altro luogo sacro o misterico. Le mitologie associate all’incrocio di più strade ed alle scelte dei viandanti  non sono però del tutto positive; questi luoghi  sono connotati da un aura sinistra e spaventosa non  diversamente associata ai terreni funerari ed ai luoghi di sepoltura.

Nota è la connessione tra i crocicchi e la  figura di Ecate, un’antica Divinità spesso raffigurata come triforme, cioè dai tre corpi, o tricefale, dalle tre teste.  Considerata nel primo periodo della formulazione del culto una dea dell’abbondanza, Ecate Trimorphe divenne, con l’evoluzione della ritualità, latrice di connotati più oscuri e velati. A lei sono infatti associati gli ingressi, il fuoco, la fiaccola/fuoco dalle mani, la luce della luna, le chiavi/serrature, le erbe ed i fiori velenosi, gli spiriti degli avi/dei morti/della natura,  la stregoneria e la magia in generale.  L’etimologia del nome Ecate, anche se tutt’oggi è incerta, può riferirsi principalmente a due concetti: alla parola greca per “Volontà” θυμός oppure dalla parola  greca  Ἑκάτη cioè “Ecate”, equivalente femminile di Ἑκατός Hekatos , epiteto oscuro di Apollo.  La più antica opera nota è una piccola terracotta trovata ad Atene, con una dedica ad Ecate, dello stile del 6° secolo. La divinità è seduta in trono con atteggiamento benedicente; porta una corona legata intorno alla testa, presumibilmente stoffa o cuoio.  La Dea è del tutto senza attributi e caratteristiche trine; l'unico valore di questo lavoro, che ne rintraccia il mito è la semplice iscrizione con il suo nome.  Ciò dimostra la prima articolazione della sua forma primigenia e la sua presenza sul territorio greco ben prima dell’invasione persiana. Successivamente si scompose in figure diverse svelando caratteri più nuvolosi e tendenti alla negatività; un semplice esempio è quello che la vuole circondata da cani da caccia famelici. 

La mitologia di Ecate è assai complessa e strettamente connessa con i crocicchi, dove l’icona o la raffigurazione della Dea veniva posta. Ma perché tutto ciò? Perché agli incroci? La ragione è da ricercare nei caratteri divini attribuiti ad essa  nella sua seconda articolazione del culto: caratteri CTONI e PSICOPOMPI. In altre parole la Dea era legata alla terra come luogo sotterraneo ed oscuro, alle radici fisiche e spirituali; ad essa veniva inoltre attribuita la capacità di viaggiare tra i mondi ed accompagnare le anime dei defunti.  Ora risulta chiaro come gli incroci, luoghi per eccellenza di passaggio siano venuti a simboleggiare i luoghi di comunicazione tra i mondi in cui il confine tra di essi è sottile e in cui scegliere è fondamentale per procedere.  Alla Dea erano sacri gli incroci a tre braccia, luoghi in cui il viandante doveva  necessariamente scegliere tra due strade ma successivamente le divennero luoghi sacri anche i crocicchi canonici a quattro braccia, divenuti simbolo in Grecia di grande potere (Edipo infatti incontrò il suo destino proprio in un incrocio).

In periodi più tardi, secondo le credenze di magia popolare, gli incroci erano luoghi particolarmente potenti e pericolosi nelle notti di San Giovanni (24 giugno), Natale (25 dicembre), Valpurga (30 aprile) ed Ognissanti (31 ottobre-1 novembre).  In questi tempi gli spiriti amavano riunirsi alla terra natale ed erano proprio questi luoghi che si pensava si connotassero maggiormente di potere. Per queste ragioni molti degli incantesimi  praticati in questi periodi venivano operati in prossimità di un incrocio. Nell’epoca medievale queste tipologie di credenze vennero drasticamente mutate; non erano più gli spiriti a ritrovarsi nei crocevia ma bensì le streghe, manifestazione del male e del disagio sociale.  Nella metà del XIX secolo, in Baviera fu registrata la testimonianza di queste pratiche tardo-magico:

“I cacciatori chiedono la pallottola stregata, che permette di colpire la preda ma molti invece chiedono la moneta. È una moneta che ritorna, ritorna in tasca di chi la spende”

Trascorso un anno la moneta-la pallottola doveva essere lasciata al centro dell’incrocio in cui si era fatto l’incantesimo, circondata da un cerchio (qui ho trovato fonti discordanti, ci sono versioni che parlano di un cerchio fatto di cenere di particolari tipi di legno oppure un cerchio tracciato con la zampa di un gatto nero che si era provveduto a nutrire e curare per un certo periodo di tempo). A discapito di queste pratiche magico popolari gli incroci venivano, nelle sopracitate notti, evitati con scrupolo dalle famiglie e dai rozzi contadini; quei pochi accorgimenti adottati a “protezione” era semplicemente sputare nel terreno dell’incrocio prima di attraversarlo.

Nella foto in alto Sybil Leek (1917-1982), famosa autrice ed una delle prime streghe a dichiararsi dopo l’abolizione del Witchcraft Act nel 1951, mentre lancia un incantesimo presso un incrocio vicino alla sua abitazione nell’Hampshire. 

sabato 6 ottobre 2012

Tell The Owl - Argomento ①: Vita quotidiana da strega


Vita quotidiana da strega



Per me la stregoneria è stato un percorso di natura istintiva, puramente spontaneo; è divenuto una scelta quando in me è nato il pensiero consapevole che quello che stavo effettivamente facendo era preghiere e devozioni agli spiriti del bosco; che quello che facevo e che mi rendeva strano agli occhi degli altri erano in realtà primi incantesimi di una strega bambino. Anche se sono passati anni da questa fase della mia vita ho cercato di mantenre nella mia pratica quotidiana la stessa spontaneità di quando ero bambino. Nella celebrazione degli stessi sabba ed esbat non utilizzo invocazioni o preghiere fisse; mi lascio guidare dal cuore e rimo nella metrica con cui sono ispirato al momento. 

Il mio spazio sacro o altare fisso in casa non è l'unico punto della pratica; preferisco giornalmente camminare tra i boschi e raccogliere erbe, cantare incantesimi con gli elementi naturali intorno a me, dentro di me. Come già detto non ho un tipo fisso di pratica quotidiana; in questo momento sto realizzando un oleo lito per imbastire poi un unguento e devo scuotere giornalmente le erbe messe a macero nell'olio pronunciando qualcosa di appropriato. Un ora del pomeriggio la dedico a passeggiate distensive (dati imminenti test per le specialistiche) tra gli alberi del bosco in cui posso rifornirmi di erbe, fiori, radici e case spirito che utilizzo in modo massiccio nella mia pratica. Sempre nell'ultimo periodo mi sono preso cura giornalmente della mia nuova Alraun di Sambuco, consacrandola, cibandola e utilizzandone l'aiuto in vari frangenti. Spesso se devo lanciare incantesimi lo faccio in maniera del tutto istintuale, senza schemi fissi sulla lunazione o sul comune uso magico delle erbe notando però che il "mio metodo" per me funziona bene e per ora non ha mai fallito. Nella "routine" stregonesca integro inoltre letture e "studio" giornaliero che ritengo di fondamentale importanza per l'evoluzione di una pratica personale seria. Ritengo che il non avere uno schema fisso abbia portato ad una seria evoluzione del mio credo e della pratica (per ora da solitario) e la messa in discussione con il dibattito di idee e credi con moltissime persone tramite gruppi, forum e piattaforme social.  

mercoledì 3 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "H"


“H” come Hieros Gamos, i riti sessuali e le nozze sacre


“Alle spalle di Hugh la luna piena era sorta da poco; il suo volto era immerso nell’oscurità, mentre quello di Mona era ben visibile al chiarore della Luna. Riusciva a vedere i suoi occhi, ma lei non poteva vedere quelli di lui e di conseguenza il suo sguardo era vago, come se stesse guardando qualcosa che si trovava alle sue spalle. Forse era proprio così perché in quel momento si fece spazio una consapevolezza crescente e Hugh si rese conto che c’era qualcosa alle sue spalle; un qualcosa di immenso, torreggiante, da cui emanava il fascio di luce che lo attraversava e che penetrava Mona”. -Dion Fortune, il Dio dal piede caprino-


Il termine Hieros Gamos deriva direttamente dal greco ἱερὸς γάμος cioè “matrimonio sacro” e si riferisce ad un particolare rito sessuale i cui officianti venivano a simboleggiare l’unione tra la divinità maschile e quella femminile. Questo termine poteva riferirsi ad una ritualistica concreta o ad un concetto astratto svoltosi tramite simbologia atta nelle celebrazioni. Esistono quattro forme principali dei riti dello Hieros Gamos: tra il Dio e la Dea (il più delle volte simboleggiate da statue o enti appositi), tra la Dea e il re-sacerdote (che assume il ruolo del Dio), tra Dio e sacerdotessa (che assume il ruolo della dea) e tra officianti (che assumono il ruolo delle divinità maschili e femminili).

Con un esempio concreto nell’Atene antica si celebrava ogni anno il matrimonio di Dioniso con la sua “Regina” e sembra che, durante la celebrazione del rito venissero rappresentate le nozze ed il rituale del talamo. Non siamo certi però se a rappresentare la divinità venisse scelto un giovane tramite prove di forza ed abilità oppure tramite metodi altri. Scopo del matrimonio era quello di assicurare la fertilità e fecondità delle viti e delle altre piante da frutto sacre a Dioniso.  Interessante inoltre è la cerimonia svolta durante le feste dei “Grandi Misteri” che si tenevano ad Elusi nel mese di settembre, l’unione di Zeus, dio dell’Empireo, con Demetra, dea delle messi. Questa unione veniva rappresentata tramite il rito sessuale dello Ierofante con la Sacerdotessa di Demetra. Questo atto  era però, citano i testi classici, puramente scenografico dato che allo Ierofante veniva applicato un unguento a base di cicuta che ne impediva l’erezione. Una volta spente le torce ed i fuochi i due sposi scendeva nelle cripte o nelle grotte ctonie mentre i fedeli rimanevano fuori in attesa. Dopo un certo periodo di tempo lo Ierofante riappariva portando la luce di una torcia nella mano sinistra e una spiga di grano nella mano destra annunciando il concepimento e la nascita con le parole “La Potente ha generato il Potente”.  Una cerimonia del tutto simbolica invece era celebrata nella Beozia, la festività ierogamia era chiamata “Piccola Dedala”. Durante quest’ultima si abbatteva la quercia più grande ed antica del bosco e da essa veniva ricavato un simulacro della divinità maschile la quale veniva posta in un carro trainato da due giovani tori bianchi; accanto al Dio veniva posta una figura femminile fatta di terra e grano. Ogni sessant’anni si celebravano invece le “Grandi Dedale” in cui le quattordici immagini sacre maschili, accumulatesi nel corso degli anni, venivano portate in processione fino al monte Citerone e qui arse su una grande pira.

Fra i popoli antichi l’usanza delle nozze sacre era molto diffusa; in tutto il territorio di greci, egizi, babilonesi ed anche nell’Africa del sud e nel nord Europa. Ciò porta a supporre come quest’uso magico-religioso sia stato ereditato dalle civiltà definte con il termine “primitive”. Di queste antiche cerimonie ci è rimasta la simbologia ma la carnalità è stata mitigata dalla simbologia anche se, in alcuni culti e riti ancora si riscontra. Il consumare sessuale, infatti, veniva ritenuto un appannaggio di natura privatistica e quando e se esso veniva praticato nei riti era solito avere alcune accortezze (a seconda delle culture di appartenenza). Oli ed unguenti profumati venivano adoperati dopo un bagno rituale a base di erbe; il corpo veniva levigato, massaggiato e asciugato con cura. A seconda delle tradizioni si utilizzavano pigmenti colorati a basa vegetale o minerale per dipingere la pelle e si utilizzavano simboli sacri quali pelli, foglie, veli, piume, animali ed ornamenti per addobbarsi. Si ricercavano luoghi ctoni quali caverne o stanze sotterranee oppure luoghi che ne avessero l’aspetto: boschi sacri ecc. La donna era la terra, la Dea, e giaceva quindi supina; l’uomo, invece, rappresentava la Divinità maschile, il sole, il cielo, la quercia ed era quindi in posizione dominante. Tamburi, flauti e sonagli risuonavano in lontananza dalla folla in attesa del compimento dell’atto. Alcune culture, e sottolineo alcune, prevedevano il rito sessuale come di natura pubblica e quindi condivisibile alla vista dei fedeli. 

L’utilizzo simbolico o meno dei rituali ierogamici si è conservato fino ai giorni nostri ed è stato mantenuto nel Paganesimo, e nella Wicca in particolare, con l’usanza del “Great Rite”. Esso si esplica attraverso il coltello sacro, Athame nella Wicca, ed il Calice. Il coltello, che in quel momento rappresenta il fallo eretto del Dio, penetra nell’infossatura del calice, la vagina/utero della divinità femminile. Nelle prime articolazioni della Wicca britannica questo rituale veniva compiuto dal sacerdote e dalla sacerdotessa. È indubbio sottolineare come i riti d’unione divina abbiano un ampio spettro di simbologia a loro legata ed anche diversissimi modi di articolazione a seconda del contesto culturale di appartenenza.