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mercoledì 26 dicembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "R"



"R" come "Radice", l'utilizzo rituale dei fittoni, ceppi e bulbi in stregoneria

"Hide the alraun away in a dark place until you call upon it. When you do, offer it milk and honey, or wine, or blood depending on your purpose. Treat the alraun as a beloved child or family member. Speak to it sweetly. It is incredibly dangerous to throw one away or sell an alraun for less than you bought it for. It is a sentient familiar spirit and not a curio to be tossed aside. The alraun has the power to bless or curse its owner so think carefully on your intent before making one".

Le parti radicali di erbe, arbusti ed alberi sono da sempre state utilizzate nelle pratiche di fedi religiose legate alla magia ed all'animismo. Le radici assumevano in se lo spirito arboreo della pianta stessa che generavano e nutrivano in valore all'assimilazione delle funzioni degli organi della radice con la pianta stessa rivestita di un qualche simbolismo a seconda delle culture di appartenenza. La radice ha infatti il compito, in botanica, di assimilazione dell'acqua e sali minerali dal terreno, ma anche di conduzione, riserva, ancoraggio della pianta al substrato terroso. Interviene inoltre nella sintesi di particolari ormoni vegetali ed è implicata in vari processi di simbiosi della pianta. In questo testo non tratterò degli usi delle radici in decotti e sacchetti ma dell'uso delle parti delle radici come enti animate, ovvero latrici dello spirito arboreo della pianta. 

La più famosa mitologia e ritualità legata all'universo delle radici in magia è data dalla Mandragora officinarum, una pianta erbacea perenne della famiglia delle Solanacee di media altezza che fiorisce da fine inverno a primavera inoltrata con i caratteristici fiori violacei ermafroditi che danno alla pianta la possibilità di auto-fertilizzarsi grazie all'aiuto di api e farfalle. La struttura delle radici, che la tradizione popolare vuole somigliante al corpo umano è data dalla divisione del tubero a carota in due tronconi. La nascita mitica della mandragola o mandragora ci viene direttamente dall'epoca medievale; la superstizione vuole infatti che essa nasca dallo sperma caduto sul terreno di un condannato a morte, spesso riferito in tradizioni come "l'impiccato".  Molteplici sono le indicazioni sulla raccolta di questa radice, ci sono tradizioni che vogliono che si faccia con le orecchie tappate con cera, altre che prevedano che sia un cane a sradicarla ed altre ancora che prevedono che un ragazzo vergine possa resistere al canto/grida della pianta sradicata dal suo ambiente naturale.  

"Conseguentemente si suggeriva di disegnare tre cerchi con un ramo di salice, o una spada di ferro attorno alla pianta, (in questo specifico caso il cerchio preserva chi è fuori). Poi doveva essere smossa la terra intorno alla radice, ammorbidita con urina femminile e solo a quel punto una vergine avrebbe potuto raccoglierla, guardando a ovest e ponendo attenzione al vento poiché il suo profumo poteva ammutolire o creare allucinazioni tali da condurre alla pazzia".  

Successivamente alla raccolta, se la radice veniva utilizzata come feticcio rituale, cioè come vero e proprio corpo dello spirito della pianta (questo è retaggio degli antichi culti arborei) era usanza nutrire e purificare la radice con vino e latte. Radici di mandragola intagliate, tra cui una in cui è rappresentata una donna che tiene tra le braccia un bambino, sono state ritrovate Costantinopoli, Damasco, Antiochia e Marsina.
Spesso dopo una cura intensiva della radice con olio ed oleoliti essa veniva intagliata e per essa veniva creata una vera e propria scatola; in alcune tradizione germaniche definita come "bara" in quanto la natura prettamente ctonia delle radici le lega all'universo della morte, degli avi e del "mondo di sotto". Successivamente alla radice sacra venivano confezionati dei veri e propri abiti o, in alternativa in alcune correnti religiose, un panno da avvolgergli intorno a mo di sudario.

Questo utilizzo delle radici è da ricondurre direttamente ad uno scopo talismanico degli enti; la radice si fa diretta portatrice delle virtù, magiche e terapeutiche della pianta/dell'albero. Essa è in sintesi lo spirito della pianta e la personificazione del genere di pianta prescelta per la realizzazione del manufatto; è una entità pensante legata a doppio filo al suo realizzatore (in certe visioni religiose infatti la radice non può essere mostrata a nessuno) e per esso assume l'aspetto di figlia/figlio, madre/padre, nonna/nonno. L'ultima precisazione del caso vuole che ci sia una netta divisione tra le radici rituali e i famigli o "servitori delle streghe". Le prime infatti non sono soggette alla mera volontà del suo realizzatore poiché appartengono a uno "spirito proprio" e quindi sono una vera e propria arma a doppio taglio se ignorate, derise o cedute ad altri. I secondi invece sono di natura prettamente servile, nel medioevo era infatti associato a questo termine qualsiasi creatura che ospitava in se uno spirito servitore della strega stessa. 

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