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lunedì 18 marzo 2013

L'attesa

Lo vedeva, riusciva a percepirlo ed in cuor suo lo sapeva. Era stato un deficiente, uno stupido, si era innamorato di quel ragazzo semplice, chiaro e cristallino come la terra che aspetta l'aratura. Quel ragazzo se ne era andato, lui era stato così freddo e non si parlavano più. Quel ragazzo gli mancava. Certo, lo aveva idealizzato, e certo, lui era ben più materico del ricordo di lui. 
Gli mancavano quei momenti, le cigliege, i pianti a causa dei suoi, quei mezzi litigi soffocati ed i baci che non poteva fare a meno di dargli. Mi o gli mancava la sensazione delle mani intrecciate mentre i pii passanti ci guardavano male, mi mancava e manca quella pelle calda ed il lento pulsare del tuo cuore nel sonno. Quel corpo abbracciato al mio, in una serata torrida di luglio e quelle rosse punture di zanzare. Non vi era cuore più felice e più preoccupato di perderti. 
Ora, in una fredda mattina di marzo, tra la pioggia ed il vento mi sembra di stare in attesa, aspettare un treno che mai arriverà così perfetto come lo eri tu. Vero è che tu sei felice ora, e forse è meglio così.
Io vivo nel perenne autunno, dove le foglie si staccano e muoiono lentamente ed è stato proprio il tuo autunno ad attirarmi. Le frasi che non ci siamo mai detti, le mezze parole mentre te, A., dormivi profondamente. Ora devo e voglio ricercare la mia felicità, per me, per la mia stupida testa e per arrivare a viversi pienamente l'oggi.
sei stato una delle cose più importanti, il tuo ricordo starà per sempre nella mia mente. ti bacio, se ancora posso, e ti saluto. Un fiore d'inverno. 
                                                 P         

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