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venerdì 16 novembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "P"


"P" come Priàpeios, il Culto Fallico nel paganesimo europeo

« Ritiratevi, fate posto al Dio! 
Perché egli vuole 
enorme, retto, turgido, 
procedere nel mezzo. »

Priapeo è un aggettivo in uso relativamente alla spiritualità legata alla divinità greco-romana Priapo e concerne la fecondità maschile collegata a quella di flora e fauna. Questo termine è relativo anche ad una tipologia di componimento poetico in metrica o prosa dal carattere sessuale esplicitato era quindi considerato licenzioso o scurrile. Le sue origini vengono associate alle prime festività legate a Priapo e quindi come parte integrante del rito religo-sessuale. 

Il culto fallico è un arcaico modello posto ad origine delle società pagane di cacciatori-raccoglitori ed è rappresentazione di una cosmogonia del membro maschile in erezione, considerato latore e creatore di fertilità. La parola "phallus", soggetta a numerosissimi tabù dall'avvento dei monoteismi ad oggi, deriva infatti dal termine sanscrito "phalati" che letteralmente significa germogliare-fruttificare e dalla radice "phal", gonfiare. Il tabù nella pronuncia ha reso odiernamente il termine fallo identificabile con più di mille sinonimi ad identificare questo simbolo.  Nelle culture antiche l'organo maschile era considerato l'origine della vita originata dal seme e ritornata alla terra quando essa si era esaurita. Un racconto dello storico Kallixeinos di Rodi riporta questo culto nel 275 a.C. durante una festività legata a Dioniso (probabilmente le Grandi dionisiache) in cui un monumentale fallo di legno di faggio, sormontato da una sella d'oro fu portato in processione tra inni e danze sacre. 

Nel mondo greco erano famose le cerimonie chiamate "falloforie", letteralmente portare il fallo, in cui si celebrava Priapo o Dioniso con solenni processioni di canti, danze e si trasportavano monumentali statue di legno foggiate a forma di pene che propiziavano la prosperità di campi, donne, animali e la mascolinità. Esplicativa è la parte finale del rito in cui campi e persone venivano asperse da una pioggia di una miscela composta da acqua-latte, miele e succo d'uva rappresentante l'atto orgasmico eiaculativo. Nella letteratura Plutarco spiega queste usanze: 

"in testa venivano portati un'anfora piena di vino 
misto a miele e un ramo di vite, 
poi c'era un uomo che trascinava un caprone per il sacrificio, 
seguito da uno con un cesto di fichi 
e infine le vergini portavano un fallo con cui venivano irrigati i campi." 

Sempre nella cultura greca è possibile ritrovare esempi di culti più antichi connessi al fallo, legati a doppio filo con la sessualità. Numerosi sono infatti i ritrovamenti di amuleti sessuali foggiati a forma di pene ed incisi con simboli e scritte, utilizzati in accordo tra rito religioso e rapporto sessuale. Queste tipologie di pratiche ci sono giunte solo sotto forma di ritrovamenti archeologici essendo stata la sessualità oggetto di così numerosi tabù e quindi essi sono incompleti e fortemente frammentali.  

Nella mitologia romana il simbolismo fallico era rappresentato per eccellenza da Priapo, divinità nota per i grotteschi attributi e la smisurata grandezza del pene. Figlio di Afrodite e Dioniso, Priapo domina la forza sessuale, la potenza dell'eros e la fertilità della natura. L'asino è da sempre associato a questa divinità il cui culto si articolava con orge sacre e riti sessuali, anche se di minor grandezza ed importanza di quelli dionisiaci.  Il fallo era considerato tra i romani un potente amuleto portafortuna contro l'invidia, il malocchio tanto da essere dipinto nella maggior parte degli affreschi delle ville romane. Interessante sapere è anche l'esistenza di una preghiera che le fanciulle vergini rivolgevano al dio per rendere piacevole la loro prima notte di nozze e quindi diminuire il dolore causato dalla rottura dell'imene. 

Oltre ad una possente mitologia sui culti fallici, che non andrò ad approfondire ulteriormente per la vastità dell'argomento, l'utilizzo di simboli e statuette di peni è da sempre associata a cerimonie procreative e di fertilità, oltre che, logicamente, legata alla mascolinità e al piacere sessuale (sia maschile che femminile). I ritrovamenti di falli di legno, metallo ed addirittura di pietra testimoniano l'utilizzo sessuale-rituale di questi strumenti già dall'età della pietra. Il carattere fortemente ctonio legato alla solidità del membro eretto si legava nella pratica all'acqua ed al fuoco nel simbolismo del seme e del calore corporeo. Nella totalità dell'Europa sono numerosi i casi di megaliti sessualmente esplicitati con fogge di peni eretti o statue paleolitiche che presentano questi attributi e quindi la presenza del culto mascolino della fertilità. Il Dio era il fallo ed il fallo era simbolo della divinità; l'esibizione eretta diveniva quindi non solo simbolo di potere ma anche di benedizione fertile. 

Nella foto posta in alto: un recente ritrovamento svedese datato nel paleolitico, un fallo eretto rituale-sessuale ricavato da un osso di cervo.


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