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giovedì 1 novembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "N"



"N" come "Nodi", stregoneria, legamenti e corde sacre

"By the knot of one. The spell's begun. 
By the knot of two. Make it cometh true. 
By the knot of three. Thus shall it be. 
By the knot of four. 'Tis strengthen more. 
By the knot of five So may it thrive. 
By the knot of six. The spell we fix. 
By the knot of seven. The stars of heaven. 
By the knot of eight. Use the hand of fate. 
By the knot of nine. What I desire is mine"
(Spell of the Cord, Doreen Valiente)

L'utilizzo magico di corde e legamenti è rintracciabile nella storia dell'uomo come una delle prime pratiche religio-sacrali utilizzate fin dalla preistoria nei riti sacri, nelle preghiere propiziatorie e nei legamenti di altra natura. In principio il cordame era realizzato dall'intreccio di peli e crini animali (in primis il cavallo) oppure con capelli umani; poi con l'evoluzione della coltivazione divennero di fibre vegetali, più pratiche e resistenti. Una delle testimonianze più concrete dell'utilizzo dei nodi e dei legamenti ci viene da un rituale tradizionali degli Iacuti, popolazione di origine uralo-altaica, stanziata nella Siberia centro-orientale, atto al controllo del vento.  

"Quando fa caldo e lo Iacuto ha ancora molta strada da percorrere, prende un sassolino rinvenuto nelle viscere di un animale o di un pesce e lo avvolge diverse volte con  crini di cavallo e lo lega ad un bastone, che poi comincia ad agitare borbottando incantesimi. E ben presto comincia a spirare una fresca brezza, e per farla durare nove giorni il sassolino deve essere immerso nel sangue di un uccello o di un animale  e  poi esposto al sole mentre lo stregone compie tre giri in senso antiorario".Frezer

Già questa testimonianza riporta come il legare e l'annodare i crini al "sasso" renda esso malleabile al volere del praticante; il formare nodi è quindi un'operazione di potere che suddivide la preghiera e letteralmente lega la volontà dell'officiante al fatto da compiere ed al rito in favore della divinità. I nodi sono però anche oggetto di forte tabù tra certe popolazioni in occorrenza di eventi pubblici come nascite, matrimoni e decessi. Fra la popolazione sassone stanziate in Transilvania vigeva l'usanza di slegare tutti i nodi degli abiti e dei capelli della partoriente; questo avrebbe agevolato il parto. Il nodo qui ha valenza di impedimento e controllo, infatti si dice che il bambino è "legato all'utero" e quindi impossibilitato alla nascita. Queste valenze negative sul legare o incrociare vengono conservate anche dalla cultura popolare latina. Plinio affermava che "sedere accanto ad una donna pregna o ad un paziente sotto cure mediche a mani incrociate o a gambe accavallate ha un influsso malefico su di loro". Si riteneva quindi che l'effetto magico dei nodi avesse una valenza ostacolante sulle attività umane, concetto che poi cambiò valenza con il progredire dei secoli. Amuleti fatte di corde annodate sono stati ritrovati nelle Highlands del Pertshire (per intenderci, in Scozia) ed il loro uso magico sopravvisse nella cultura pubblica fino al XVIII secolo (in cui è registrata la testimonianza del comune di Logierait in cui si usava sciogliere accuratamente tutti i nodi degli abiti e dei capelli dei novelli sposi per la loro prima notte insieme). Alle tradizioni che volevano i nodi capaci di causare malattie, discordi e persino morti premature se ne contrappose un filone che vedeva il discioglimento dei nodi come potente atto di guarigione. sempre Plinio ci offre un frammento in cui afferma che presso i romani era tradizione popolare guarire le malattie inguinali o degli organi riproduttori tramite una procedura singolare. Prendendo il filo spesso di una ragnatela ne si facevano nove nodi e imbastendoli li si accompagnava con i nomi di nove vedove. Poi si applicava il filo annodato all'inguine o lo si avvolgeva sul fallo dell'uomo da guarire. L'attività del filare la corda sacra era fondamentale, spesso perché utilizzava peli non comuni o fibre vegetali particolari. Con la corda annodata si formavano bracciali o collane che era tradizione indossare per un certo periodo di tempo e poi gettarle in un fiume o addirittura bruciarle in un fuoco prodotto da particolari varietà di legno. I numeri dei nodi o la lunghezza della corda hanno spesso un carattere in comune, sono spesso dispari e ricorrono numeri quali sette, nove e tredici. Le operazioni legate ai nodi ricorrono anche come liberazione da un dolore o di un ricordo malsano; nell'Italia svizzera tradizioni popolari vogliono che annodando un filo d'erba su se stesso non spezzandolo renda il dolore meno intenso e il ricordo più lontano, come se all'erba fosse affidato il gravoso fatto personale. Risulta chiaro quindi come la pratica del filare la corda rituale e l'imbastire nodi sia sopravvissuta fino ai nostri tempi e quale sia il potere intrinseco sulle coscienze del legare, annodare e dell'intrecciare. Il fatto che queste pratiche assumano una così ampia sfumatura di valenze nelle diverse culture rende queste operazioni di fondamentale importanza per capire la forza del pensiero e della preghiera sugli elementi atmosferici, sulla vita quotidiana e sugli eventi sociali. 


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