Translate

martedì 5 febbraio 2013

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "Z"


"Z" come "Zoomorfismo Dionisiaco", il culto del toro, del capro, del serpente e della pantera come simulacri del Dio-Nato-Due-Volte

"Dioniso travolgeva nell'ebbrezza e usava il sarcasmo verso chiunque gli si opponesse. Non proclamò mai di sostenere la vera parola. Era come se la parola si mescolasse al suo corteo fra Menadi e Satiri, ma senza troppo farsi notare. Dioniso era intensità allo stato puro, che attraversava e scardinava ogni ostacolo, senza soffermarsi sulla parola, vera o falsa che fosse"
Roberto Calasso, l'ardore, p. 421

Con il termine Zoomorfismo si intende l'attribuzione di caratteristiche animali o attributi appartenenti al regno della fauna a persone, enti o oggetti, in particolare questa terminologia è spesso stata associata alle divinità. ed alla loro manifestazione fisica. La derivazione greca del termine è composta da due parole:  ζῷον, cioè animale e  μορφή, forma. La zoomorfia religiosa è forse una delle attribuzioni sacre più antiche e meglio conservatasi nel corso della storia antropologica umana, i primi esempi risalgono infatti al primordiale culto maschile del cacciatore-cervo e della sua componente femminile legata alla vegetazione e riproduzione autogenerativa. Uno degli esempi più comuni del culto zoomorfico è dato dal zoolatrismo egizio, in cui la maggior parte delle divinità recava in se attributi animali che ne sottolineavano il grado, il potere e la valenza sul ciclo stagionale e sugli ambiti in cui operava.  Antropologicamente lo zoomorfismo divino è una sublimazione delle caratteristiche animali settoriali e del ruolo che la comunità riveste a questo animale nell'elevazione a figura divina. Ciò però non è da confondere con il mero totemismo, lo zoomorfismo tende a sublimare e quindi a rendere un unico essere il divino semplificandone la funzione (e l'approccio da parte della comunità) e fornendolo cioè degli attributi sociali condivisi dal gruppo in comunitario vicino allo "stato naturale". Esemplificando il divino la zoomorfia coniuga linguaggi comuni e socialmente capibili da tutti a ragionamenti e figure più astratte in modo da coinvolgere appieno la comunità in logiche di stampo più elitario. 

Se si parla di Zoomorfismo Dionisiaco si intende quindi centrale nel dibattito la figura di Dioniso quale divinità greca dai molteplici aspetti. Parlo della versione greca del mito dato che la quasi totalità degli aspetti misterici del culto in epoca romana sono degenerati in fenomeni di orge sociali e banchetti per ubriaconi ed inoltre personalmente ritengo la divinità bacchica sia totalmente differente rispetto ai connotati greci, basti pensare, con un esempio concreto, come la filosofia dell'Otium abbia plasmato gli aspetti divini di questa religiosità. Prendendo comunque in analisi i vari aspetti antropomorfi c'è da dire che Dioniso si lega principalmente a quattro animali ed è spesso è raffigurato con essi o con parte di questi ultimi; essi sono: ,l Toro, il Capro, il Serpente e la Pantera. Andando per ordine cercherò di sviscerare questi aspetti.

Il Toro è uno degli attributi più spesso attribuiti alla raffigurazione dionisiaca anche se questa va in netto contrasto con la rappresentazione di Dioniso come Dio della vegetazione (anche se l'opposto è una delle attribuzioni che spesso vengono associate a questa divinità). Veniva chiamato Bougènes in onore del simbolo del toro (questo nome può volere dire "nobile toro" o "figlio della vacca") ed aveva l'attribuzione di Divino bicorne. Era credenza che si manifestasse, a determinate persone, sotto le spoglie di toro bianco dalle lunghe corna ricurve. A Cizico veniva rappresentato con queste sembianze soprattutto negli affreschi. Uno dei ritovamenti più famosi dell'antichità legati al dionisismo è appunto Dioniso Cornuto, una statuetta che lo mostra rivestito da una pelle di toro che lo cinge con la testa cornuta come cappuccio e gli zoccoli che gli cingono i fianchi. Durante l'inverno gli abitanti di Cineta erano solite celebrarsi le feste dionisiache in cui gli uomini, spogliatisi ed untisi con dell'olio apposito venivano spinti dal Dio a scegliere tra la mandria un toro da condurre al tempio che si faceva effige vivente della divinità ripercorrendo il culto dell'uccisione-sbrindellamento della divinità. Si era soliti cantare: 

"Apprestati oh grande Dioniso. Al tuo sacro tempio presso il mare vieni. Giungi con le Grazie, al tuo tempio. Rapido, lesto sui tuoi piedi taurini. Oh toro aitante, oh toro aitante." (Frazer) 

sembra che il toro fosse coinvolto anche nelle ritualità dello Sparagmos (lo smembramento e l'uccisione a morsi) e dell'Omophagia (lo sbranamento della carne cruda). Il toro di per se rappresenta la fertilità dell'atto riproduttivo e la potenza fisica (sarebbe meglio parlare di prestanza), è sia attribuito al maschile che al femminile nell'antropologia religiosa e ciò rappresenta in pieno l'ibridità sessuale di Dioniso. IL toro come simbolismo è legato a doppio filo alla matericità e alla sessualità, è stabile, fisso, immutevole. 

Il Capro è forse l'attributo dionisiaco più conosciuto, più disprezzato dato l'ampio volume di pregiudizi legati a questo simbolo. Dioniso come capro veniva chiamato Eripohos (giovane capretto) o Melànaigis (il Dio con la nera pelle di capra). Questi attributi vengono, come nel caso del toro, dalle apparizioni del Dio fasciato dalla pelle di capra riportate nel culto ateniese. Un culto legato a Dioniso Eriphos era presente nel distretto vinicolo di Fliunte in cui una massiccia statua di bronzo a foggia di capro veniva ricoperta di foglie di vite per proteggere i vigneti dalla ruggine. Nel mito inoltre Dioniso viene trasformato da Zeus in capretto per sottrarlo alla collera di Era. L'immolazione di un capro dalla pelliccia nera era uno dei sacrifici più utilizzati nel dionisismo antico ed è proprio da quest'usanza che deriva la terminologia "capro espiatorio". Una similitudine inquietante con il culto cristiano è data proprio dall'usanza del sacrificio rituale. Il Dio veniva immolato e letteralmente veniva investito della carica di mangiare la propria carne. Questa volta non in senso figurativo. Il capro è da sempre un simbolo di grande ambiguità per i suoi occhi, simboleggia le due metà inscindibili del se: la parte ferina (o oscura) e la parte razionale (o luminosa). 

Il Serpente è il simbolo meno utilizzato ma più antico legato a Dioniso, veniva chiamato, con questa attribuzione, Perikionos (che si avvinghia alla colonna). In un passo delle Dionisiache di Nonno di Panopoli si legge che fu il serpente a indurre Dioniso a gustare l’uva, a far divenire Dioniso ciò che è (anche qui si notano inquietanti assimilazioni risemantizzate dal culto cristiano). Spesso l'effige di Dioniso era rappresentata con un serpente bianco sulle spalle, fluente e attorcigliato ad un braccio. La serpe è collegata al culto dionisiaco soprattutto per la sua natura ambigua, ferina e divina, letale e suadente ma soprattutto perchè profondamente ctonio e indi legato ai cicli di morte e rinascita. Nelle Baccanti di euripide si legge un passo sulla ritualità menadiane, le menadi erano infatti solite nelle ritualità sfrenate, mettere a rischio la propria vita con la manipolazione di serpi velenose. Dato che il dio era il serpente era un grande atto di fede liberarsi ed affidarsi completamente al dio incarnato in forma di rettile per affidargli la propria sopravvivenza. Un passo mitologico dice che le baccanti che venivano morse e sopravvivevano al veleno ricevevano in se il fuoco dionisiaco. In epoca più tarda le serpi (spesso vipere) vennero sostituite con serpenti privi di veleno.

La Pantera è, infine, l'animale che compare con maggior frequenza nei miti dionisiaci e il Dio si connotava, con questo attributo, dell'appellativo di Pyrigenos (nato dal fuoco) e Bromios (rumoroso, dio del fulmine). La pelle di pantera era l'abbigliamento più spesso associato al Dio e, in occasioni tarde del culto, anche ai suoi seguaci. il carro nuziale in cui salì dopo le nozze con Arianna era appunto trainato da sei pantere. La pantera era associata a Dioniso per la sua bellezza ed estrema ferinità ed una versione del mito racconta che il legame tra il vino e le pantere poteva permettere di catturarle. Il mito dionisiaco racconta inoltre che il Dio fece impazzire le Miniadi in Beozia grazie alle sue apparizioni come toro e pantera. 

“Lo spirito dionisiaco di una realtà smisurata che si manifesta in un eterno deflagrare di forze opposte: estasi e terrore, vita e morte, creazione e distruzione, fragore e silenzio, è una pulsione vitale dirompente e selvaggia, che affascina e inquieta, la sinfonia inebriante dell'universale realtà del cosmo"
Walter Otto
    


Nessun commento:

Posta un commento