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domenica 23 settembre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "g"



“G” come “Gundestrup Cauldron”,  il Cernunnos e la sua prima raffigurazione


Il Calderone di Gundestrup è uno dei manufatti dalla miglior fattura e stato di conservazione pervenutici dalla cultura celtica. È databile alla tarda età del ferro, circa nel II secolo a. C. ed è stato rinvenuto in una torbiera dell’Himmerland, nello Jutland, nel nord della Danimarca nel 1981. Esso è, oltre che un esempio dell’antica lavorazione dell’argento cesellato (13 pannelli per circa 9 chilogrammi) , soprattutto una vera e propria testimonianza fisica dei miti e delle antiche credenze celtiche. Essendo il manufatto, sia a livello di fattura che di incisioni, non connotabile nel territorio della Danimarca è stato ipotizzato che sia stato portato lì in seguito ad una sconfitta dei romani e che provenga invece all’attuale Bulgaria, circa nel territorio del basso Danubio. Dal momento che il calderone, al tempo del suo ritrovamento, era diviso in pezzi; l’effettivo ordine delle placche doveva essere ricostruito. L'ordine tradizionale delle lastre è stata determinata da Sophus Müller , il primo di molti per analizzare il calderone. Ne ipotizzò il posizionamento osservando le saldature sulle stesse e constatò, seppur in ipotesi, che queste si articolavano con una storyline di maschio-femmina, maschio-femmina (relativamente alle raffigurazioni sui pannelli).

L’interpretazioni dei bassorilievi cesellati è tutt’oggi non certa; l’unica figura identificata con certezza è il Cernunnos sulla fascia interna, le altre possono riferirsi all’attraversamento delle Alpi da parte di Annibale, di una scena mitologica legata a Manawydan, Dio dell’oceano, dell’acqua e del “mondo altro” ed a Rhiannon o a scene religio-sacrali legate a divinità tra le più disparate.  Parlando più specificatamente del Cernunnos possiamo affermare che il bassorilievo presente sulla fascia interna rappresenti una delle prime, se non la prima raffigurazioni del Dio (alcuni teorici sostengono che sia presente anche nelle incisioni rupestri della Val Camonica). La divinità è rappresentata seduta a gambe incrociate, benedicente con il torque al collo e stretto nella mano destra a rappresentare il dominio sulla flora e fauna. Stretto nella mano sinistra è inciso un serpente, simbolo ciclico del rinnovamento stagionale, segno della ferinità schiva e istintuale che può donare come togliere; alcuni storici o studiosi dell’arte hanno ipotizzato che esso sia in realtà un bastone e non un serpente vero e proprio, connotandolo così di una funzione di comando e guida. Le corna del Cernunnos sono cesellate in profondità, precise nel loro rigore geometrico, posizionate sul capo del Dio, che porta i capelli lunghi legati dietro il capo. È attorniato da animali selvatici, erbivori e carnivori, a significare la potenza ferina e procreativa; da sottolineare è inoltre il volto fallico del serpente, un simbolismo, neanche troppo velato, volto a sintetizzare le caratteristiche della divinità. Tra gli animali selvatici spicca, su questa piastra in alto a destra, un’altra figura: un uomo stilizzato che cavalca un animale, da alcuni identificato come un delfino; probabilmente una simbologia per una vittoria militare o politica.

Da sottolineare è la derivazione etimologica della parola Cernunnos, wikipedia cita: “Sulla iscrizione dei Parisii  [_]ernunnos, la prima lettera fu cancellata, ma può essere agevolmente restituita in "Cernunnos" a causa della raffigurazione di un dio con le corna sotto il nome e dal fatto che in gallico, carnon o cernon significa "corno". Similmente cern significa "corno" o "capo" in Antico Irlandese ed è etimologicamente affine al termine simile Carn in Gallese e Bretone. Queste derivano dalla radice proto-indoeuropea *krno- che ha dato anche il latino cornu e germanico *hurnaz (dal quale l'inglese "horn")”.

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