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mercoledì 3 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "H"


“H” come Hieros Gamos, i riti sessuali e le nozze sacre


“Alle spalle di Hugh la luna piena era sorta da poco; il suo volto era immerso nell’oscurità, mentre quello di Mona era ben visibile al chiarore della Luna. Riusciva a vedere i suoi occhi, ma lei non poteva vedere quelli di lui e di conseguenza il suo sguardo era vago, come se stesse guardando qualcosa che si trovava alle sue spalle. Forse era proprio così perché in quel momento si fece spazio una consapevolezza crescente e Hugh si rese conto che c’era qualcosa alle sue spalle; un qualcosa di immenso, torreggiante, da cui emanava il fascio di luce che lo attraversava e che penetrava Mona”. -Dion Fortune, il Dio dal piede caprino-


Il termine Hieros Gamos deriva direttamente dal greco ἱερὸς γάμος cioè “matrimonio sacro” e si riferisce ad un particolare rito sessuale i cui officianti venivano a simboleggiare l’unione tra la divinità maschile e quella femminile. Questo termine poteva riferirsi ad una ritualistica concreta o ad un concetto astratto svoltosi tramite simbologia atta nelle celebrazioni. Esistono quattro forme principali dei riti dello Hieros Gamos: tra il Dio e la Dea (il più delle volte simboleggiate da statue o enti appositi), tra la Dea e il re-sacerdote (che assume il ruolo del Dio), tra Dio e sacerdotessa (che assume il ruolo della dea) e tra officianti (che assumono il ruolo delle divinità maschili e femminili).

Con un esempio concreto nell’Atene antica si celebrava ogni anno il matrimonio di Dioniso con la sua “Regina” e sembra che, durante la celebrazione del rito venissero rappresentate le nozze ed il rituale del talamo. Non siamo certi però se a rappresentare la divinità venisse scelto un giovane tramite prove di forza ed abilità oppure tramite metodi altri. Scopo del matrimonio era quello di assicurare la fertilità e fecondità delle viti e delle altre piante da frutto sacre a Dioniso.  Interessante inoltre è la cerimonia svolta durante le feste dei “Grandi Misteri” che si tenevano ad Elusi nel mese di settembre, l’unione di Zeus, dio dell’Empireo, con Demetra, dea delle messi. Questa unione veniva rappresentata tramite il rito sessuale dello Ierofante con la Sacerdotessa di Demetra. Questo atto  era però, citano i testi classici, puramente scenografico dato che allo Ierofante veniva applicato un unguento a base di cicuta che ne impediva l’erezione. Una volta spente le torce ed i fuochi i due sposi scendeva nelle cripte o nelle grotte ctonie mentre i fedeli rimanevano fuori in attesa. Dopo un certo periodo di tempo lo Ierofante riappariva portando la luce di una torcia nella mano sinistra e una spiga di grano nella mano destra annunciando il concepimento e la nascita con le parole “La Potente ha generato il Potente”.  Una cerimonia del tutto simbolica invece era celebrata nella Beozia, la festività ierogamia era chiamata “Piccola Dedala”. Durante quest’ultima si abbatteva la quercia più grande ed antica del bosco e da essa veniva ricavato un simulacro della divinità maschile la quale veniva posta in un carro trainato da due giovani tori bianchi; accanto al Dio veniva posta una figura femminile fatta di terra e grano. Ogni sessant’anni si celebravano invece le “Grandi Dedale” in cui le quattordici immagini sacre maschili, accumulatesi nel corso degli anni, venivano portate in processione fino al monte Citerone e qui arse su una grande pira.

Fra i popoli antichi l’usanza delle nozze sacre era molto diffusa; in tutto il territorio di greci, egizi, babilonesi ed anche nell’Africa del sud e nel nord Europa. Ciò porta a supporre come quest’uso magico-religioso sia stato ereditato dalle civiltà definte con il termine “primitive”. Di queste antiche cerimonie ci è rimasta la simbologia ma la carnalità è stata mitigata dalla simbologia anche se, in alcuni culti e riti ancora si riscontra. Il consumare sessuale, infatti, veniva ritenuto un appannaggio di natura privatistica e quando e se esso veniva praticato nei riti era solito avere alcune accortezze (a seconda delle culture di appartenenza). Oli ed unguenti profumati venivano adoperati dopo un bagno rituale a base di erbe; il corpo veniva levigato, massaggiato e asciugato con cura. A seconda delle tradizioni si utilizzavano pigmenti colorati a basa vegetale o minerale per dipingere la pelle e si utilizzavano simboli sacri quali pelli, foglie, veli, piume, animali ed ornamenti per addobbarsi. Si ricercavano luoghi ctoni quali caverne o stanze sotterranee oppure luoghi che ne avessero l’aspetto: boschi sacri ecc. La donna era la terra, la Dea, e giaceva quindi supina; l’uomo, invece, rappresentava la Divinità maschile, il sole, il cielo, la quercia ed era quindi in posizione dominante. Tamburi, flauti e sonagli risuonavano in lontananza dalla folla in attesa del compimento dell’atto. Alcune culture, e sottolineo alcune, prevedevano il rito sessuale come di natura pubblica e quindi condivisibile alla vista dei fedeli. 

L’utilizzo simbolico o meno dei rituali ierogamici si è conservato fino ai giorni nostri ed è stato mantenuto nel Paganesimo, e nella Wicca in particolare, con l’usanza del “Great Rite”. Esso si esplica attraverso il coltello sacro, Athame nella Wicca, ed il Calice. Il coltello, che in quel momento rappresenta il fallo eretto del Dio, penetra nell’infossatura del calice, la vagina/utero della divinità femminile. Nelle prime articolazioni della Wicca britannica questo rituale veniva compiuto dal sacerdote e dalla sacerdotessa. È indubbio sottolineare come i riti d’unione divina abbiano un ampio spettro di simbologia a loro legata ed anche diversissimi modi di articolazione a seconda del contesto culturale di appartenenza.


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