“I” come “Incroci”, il simbolismo del crocevia ed
il culto Ecatiano
L’incrocio di più strade è sempre stato un simbolo potente
associato alle arti magiche ed in particolare alla stregoneria. L’origine di queste credenze è da ricercare,
dalle fonti a noi pervenute, nella cultura greca e romana che considerava i
crocicchi luoghi “a se stante” , diversi da qualsiasi altro luogo sacro o
misterico. Le mitologie associate all’incrocio di più strade ed alle scelte dei
viandanti non sono però del tutto
positive; questi luoghi sono connotati
da un aura sinistra e spaventosa non diversamente
associata ai terreni funerari ed ai luoghi di sepoltura.
Nota è la connessione tra i crocicchi e la figura di Ecate, un’antica Divinità spesso
raffigurata come triforme, cioè dai tre corpi, o tricefale, dalle tre
teste. Considerata nel primo periodo
della formulazione del culto una dea dell’abbondanza, Ecate Trimorphe divenne,
con l’evoluzione della ritualità, latrice di connotati più oscuri e velati. A
lei sono infatti associati gli ingressi, il fuoco, la fiaccola/fuoco dalle
mani, la luce della luna, le chiavi/serrature, le erbe ed i fiori velenosi, gli
spiriti degli avi/dei morti/della natura,
la stregoneria e la magia in generale. L’etimologia del nome Ecate, anche se
tutt’oggi è incerta, può riferirsi principalmente a due concetti: alla parola
greca per “Volontà” θυμός oppure dalla parola
greca Ἑκάτη cioè “Ecate”, equivalente
femminile di Ἑκατός Hekatos , epiteto oscuro di Apollo. La più antica opera nota è una piccola
terracotta trovata ad Atene, con una dedica ad Ecate, dello stile del 6°
secolo. La divinità è seduta in trono con atteggiamento benedicente; porta una
corona legata intorno alla testa, presumibilmente stoffa o cuoio. La Dea è del tutto senza attributi e
caratteristiche trine; l'unico valore di questo lavoro, che ne rintraccia il
mito è la semplice iscrizione con il suo nome.
Ciò dimostra la prima articolazione della sua forma primigenia e la sua
presenza sul territorio greco ben prima dell’invasione persiana.
Successivamente si scompose in figure diverse svelando caratteri più nuvolosi e
tendenti alla negatività; un semplice esempio è quello che la vuole circondata
da cani da caccia famelici.
La mitologia di Ecate è assai complessa e strettamente
connessa con i crocicchi, dove l’icona o la raffigurazione della Dea veniva
posta. Ma perché tutto ciò? Perché agli incroci? La ragione è da ricercare nei
caratteri divini attribuiti ad essa
nella sua seconda articolazione del culto: caratteri CTONI e PSICOPOMPI.
In altre parole la Dea era legata alla terra come luogo sotterraneo ed oscuro,
alle radici fisiche e spirituali; ad essa veniva inoltre attribuita la capacità
di viaggiare tra i mondi ed accompagnare le anime dei defunti. Ora risulta chiaro come gli incroci, luoghi
per eccellenza di passaggio siano venuti a simboleggiare i luoghi di
comunicazione tra i mondi in cui il confine tra di essi è sottile e in cui
scegliere è fondamentale per procedere.
Alla Dea erano sacri gli incroci a tre braccia, luoghi in cui il
viandante doveva necessariamente
scegliere tra due strade ma successivamente le divennero luoghi sacri anche i
crocicchi canonici a quattro braccia, divenuti simbolo in Grecia di grande
potere (Edipo infatti incontrò il suo destino proprio in un incrocio).
In periodi più tardi, secondo le credenze di magia popolare,
gli incroci erano luoghi particolarmente potenti e pericolosi nelle notti di
San Giovanni (24 giugno), Natale (25 dicembre), Valpurga (30 aprile) ed
Ognissanti (31 ottobre-1 novembre). In
questi tempi gli spiriti amavano riunirsi alla terra natale ed erano proprio
questi luoghi che si pensava si connotassero maggiormente di potere. Per queste
ragioni molti degli incantesimi
praticati in questi periodi venivano operati in prossimità di un
incrocio. Nell’epoca medievale queste tipologie di credenze vennero
drasticamente mutate; non erano più gli spiriti a ritrovarsi nei crocevia ma
bensì le streghe, manifestazione del male e del disagio sociale. Nella metà del XIX secolo, in Baviera fu
registrata la testimonianza di queste pratiche tardo-magico:
“I cacciatori
chiedono la pallottola stregata, che permette di colpire la preda ma molti
invece chiedono la moneta. È una moneta che ritorna, ritorna in tasca di chi la
spende”
Trascorso un anno la moneta-la
pallottola doveva essere lasciata al centro dell’incrocio in cui si era fatto
l’incantesimo, circondata da un cerchio (qui ho trovato fonti discordanti, ci
sono versioni che parlano di un cerchio fatto di cenere di particolari tipi di
legno oppure un cerchio tracciato con la zampa di un gatto nero che si era
provveduto a nutrire e curare per un certo periodo di tempo). A discapito di
queste pratiche magico popolari gli incroci venivano, nelle sopracitate notti,
evitati con scrupolo dalle famiglie e dai rozzi contadini; quei pochi
accorgimenti adottati a “protezione” era semplicemente sputare nel terreno
dell’incrocio prima di attraversarlo.
Nella foto in alto Sybil Leek
(1917-1982), famosa autrice ed una delle prime streghe a dichiararsi dopo
l’abolizione del Witchcraft Act nel 1951, mentre lancia un incantesimo presso
un incrocio vicino alla sua abitazione nell’Hampshire.
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