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martedì 16 ottobre 2012

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "J"


J” come “Jack in the green”, I culti arborei  ed il maschile sacro nelle festività del Primo Maggio


Jack in the green, conosciuto anche come  Jack o' the Green è una figura cara alle tradizioni inglesi legate al May Day ed in particolare ai cortei ed alle moderne parate folcloristiche. Il personaggio è solitamente raffigurato come vestito di foglie e munito di corna; l’ampio vestiario verde a forma di cono  gli copre gambe e braccia ed è realizzato con il fogliame raccolto la mattinata del primo maggio.  La figura è folkloricamente legata  alle competizioni delle “ghirlande del primo maggio” che divennero sempre più grandi ed elaborate fino ad estendersi ed a ricoprire l’intero corpo del personaggio.  Questa figura è solitamente associata  e legata alle danze sacre del primo maggio e ricorre nelle illustrazioni d’epoca a fianco del Re e della Regina di Maggio.  I moderni culti pagani (o neopagani) associarono Jack in the green con la figura del Green Man, presupposta divinità arborea precedente associata alla fertilità di flora e fauna ed incarnazione fisica dello spirito del ”Primeval Greenwood”. 

Il Green Man veniva infatti raffigurato con tre schemi stilistici differenti: “The Foliate Head” cioè un viso coperto interamente di foglie, solitamente di quercia; “The Disgorging Head” ossia un volto dalla cui bocca sgorgavano inflorescenze e rami fogliati, incarnazione fisica della religiosità arborea; oppure “The Bloodsucker Head”, una testa dai cui orifizi spuntavano rami e foglie, forse l’immagine più antica di questa misteriosa figura. Ipotesi antropologiche vedono Jack in the green come raffigurazione topica connessa agli antichi culti arborei ed alle celebrazioni legati al mascolino ed al culto fallico, le cui tradizioni sopravvivono nella modernità nei paesi anglofoni.

Diverse sono le tradizioni conservatesi tutt’oggi nelle celebrazioni del May Day; Henry Piers scriveva nella sua Description of Westmeath: “La vigilia di calendimaggio ogni famiglia mette davanti all’uscio un ramo verde, costellato di fiori gialli che crescono in abbondanza nei prati. Nei paesi ricchi di legname innalzano un albero alto e sottile che viene rinnovato durante l’anno. Fra le antiche tradizioni ancora vive in Cornovaglia  c’è quella di decorare porte e cortili, il primo di maggio, con fronde di sicomoro e biancospino, e di piantare alberi, o meglio, tronchi d’albero, davanti alle case”.  Un’altra tradizione era legata ai giovani nel nord dell’Inghilterra; era usanza alzarsi poco dopo la mezzanotte del primo maggio e recarsi nei boschi tra canti, danze e il suono dei corni e lì raccogliere rami fioriti o fogliati che avrebbero ornato poi le corone da indossare durante le celebrazioni.  Ci è pervenuta, di questa usanza, la prima strofa della carola solitamente cantata: “Tutta la notte abbiam vagato, tutta la notte ed anche il giorno; e recando una ghirlanda, ora facciam ritorno. Gaio serto vi portiamo, ed allo stipite l’appoggiamo. Adornato d’ogni fiore, dalla mano del Verde Signore” (riportato da Frazer).  Una tradizione legata al maschile e strettamente connessa con lo spirito boschivo consisteva nell’invocazione della pioggia per il raccolto estivo; il giovane prescelto per rappresentare Jack in the Green veniva spogliato ed immerso in un torrente o in uno stagno e si era soliti cantare una carola che fa eco alle formule lelandiane: “Portiamo Verde Giorgio, accompagnamo Verde Giorgio. Che nutra bene i nostri armenti, altrimenti finisca in acqua”.

È indubbio affermare quindi che il palo eretto, l’albero o il ramo (o anche il giovane che impersona lo spirito arboreo) sia un concreto simbolo fallico che si conserva tutt’oggi con il May Pole; Frazer, nel suo testo per eccellenza,  ha concluso che lo spirito vegetativo si manifesti anche nel primo fiore che sboccia a primavera ed anche nelle figure femminili chiamate “le rose di Maggio”.  

Interessante notare è la declinazione simbolica-ierogamica di questa festa; spesso il rappresentante fisico di Jack in the green distribuiva, al termine delle festività, rami del suo costume da infilzare nei campi per propiziarne la fertilità e l’abbondanza.  In tradizioni più antiche e non più in uso il Re e la Regina di maggio giacevano su un giaciglio di muschio, in un’alcova costruita con rami verdi al centro del villaggio. Esistevano anche una serie di gare d’abilità quali corse a cavallo ed arrampicate sul palo di maggio al fine di riportarne la corona a terra; il vincitore era quindi considerato il ragazzo più adatto a sposarsi ed avere una discendenza forte.



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