“J” come “Jack in the green”,
I culti arborei ed il maschile sacro
nelle festività del Primo Maggio
Jack in the green, conosciuto
anche come Jack o' the Green è una
figura cara alle tradizioni inglesi legate al May Day ed in particolare ai
cortei ed alle moderne parate folcloristiche. Il personaggio è solitamente
raffigurato come vestito di foglie e munito di corna; l’ampio vestiario verde a
forma di cono gli copre gambe e braccia
ed è realizzato con il fogliame raccolto la mattinata del primo maggio. La figura è folkloricamente legata alle competizioni delle “ghirlande del primo
maggio” che divennero sempre più grandi ed elaborate fino ad estendersi ed a
ricoprire l’intero corpo del personaggio.
Questa figura è solitamente associata e legata alle danze sacre del primo maggio e
ricorre nelle illustrazioni d’epoca a fianco del Re e della Regina di Maggio. I moderni culti pagani (o neopagani) associarono
Jack in the green con la figura del Green Man, presupposta divinità arborea
precedente associata alla fertilità di flora e fauna ed incarnazione fisica dello
spirito del ”Primeval Greenwood”.
Il Green Man veniva infatti raffigurato con
tre schemi stilistici differenti: “The Foliate Head” cioè un viso coperto
interamente di foglie, solitamente di quercia; “The Disgorging Head” ossia un
volto dalla cui bocca sgorgavano inflorescenze e rami fogliati, incarnazione
fisica della religiosità arborea; oppure “The Bloodsucker Head”, una testa dai
cui orifizi spuntavano rami e foglie, forse l’immagine più antica di questa
misteriosa figura. Ipotesi antropologiche vedono Jack in the green come
raffigurazione topica connessa agli antichi culti arborei ed alle celebrazioni
legati al mascolino ed al culto fallico, le cui tradizioni sopravvivono nella
modernità nei paesi anglofoni.
Diverse sono le tradizioni
conservatesi tutt’oggi nelle celebrazioni del May Day; Henry Piers scriveva
nella sua Description of Westmeath: “La vigilia di calendimaggio ogni famiglia
mette davanti all’uscio un ramo verde, costellato di fiori gialli che crescono
in abbondanza nei prati. Nei paesi ricchi di legname innalzano un albero alto e
sottile che viene rinnovato durante l’anno. Fra le antiche tradizioni ancora
vive in Cornovaglia c’è quella di
decorare porte e cortili, il primo di maggio, con fronde di sicomoro e
biancospino, e di piantare alberi, o meglio, tronchi d’albero, davanti alle
case”. Un’altra tradizione era legata ai
giovani nel nord dell’Inghilterra; era usanza alzarsi poco dopo la mezzanotte
del primo maggio e recarsi nei boschi tra canti, danze e il suono dei corni e
lì raccogliere rami fioriti o fogliati che avrebbero ornato poi le corone da
indossare durante le celebrazioni. Ci è
pervenuta, di questa usanza, la prima strofa della carola solitamente cantata: “Tutta
la notte abbiam vagato, tutta la notte ed anche il giorno; e recando una
ghirlanda, ora facciam ritorno. Gaio serto vi portiamo, ed allo stipite l’appoggiamo.
Adornato d’ogni fiore, dalla mano del Verde Signore” (riportato da Frazer). Una tradizione legata al maschile e
strettamente connessa con lo spirito boschivo consisteva nell’invocazione della
pioggia per il raccolto estivo; il giovane prescelto per rappresentare Jack in
the Green veniva spogliato ed immerso in un torrente o in uno stagno e si era
soliti cantare una carola che fa eco alle formule lelandiane: “Portiamo Verde
Giorgio, accompagnamo Verde Giorgio. Che nutra bene i nostri armenti, altrimenti
finisca in acqua”.
È indubbio affermare quindi che il palo eretto, l’albero
o il ramo (o anche il giovane che impersona lo spirito arboreo) sia un concreto
simbolo fallico che si conserva tutt’oggi con il May Pole; Frazer, nel suo
testo per eccellenza, ha concluso che lo
spirito vegetativo si manifesti anche nel primo fiore che sboccia a primavera
ed anche nelle figure femminili chiamate “le rose di Maggio”.
Interessante notare è la declinazione
simbolica-ierogamica di questa festa; spesso il rappresentante fisico di Jack
in the green distribuiva, al termine delle festività, rami del suo costume da
infilzare nei campi per propiziarne la fertilità e l’abbondanza. In tradizioni più antiche e non più in uso il
Re e la Regina di maggio giacevano su un giaciglio di muschio, in un’alcova
costruita con rami verdi al centro del villaggio. Esistevano anche una serie di
gare d’abilità quali corse a cavallo ed arrampicate sul palo di maggio al fine
di riportarne la corona a terra; il vincitore era quindi considerato il ragazzo
più adatto a sposarsi ed avere una discendenza forte.
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