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mercoledì 30 gennaio 2013

Modern Witch League 5#: Witchy Alphabet. "Y"


"Y" come "Ὑάκινθος", il mito di Giacinto ed il simbolismo dello Hyacinthus orientalis

"E già il sole era a mezza strada tra la notte ormai trascorsa e quella in arrivo, 
a uguale distanza l'uno dall'altro: Febo Apollo e Giacinto si spogliarono, luccicanti d'olio, 
dando inizio a una gara di lancio del disco"
Ovidio, Le Metamorfosi

La parola greca Ὑάκινθος, letteralmente traducibile con il nome Giacinto, riporta ad una figura maschile della cultura greca e del mito ellenico connotata dalla somma bellezza fisica, dal carattere dolce e dalla narratologia legata ad Apollo. Il culto di Giacinto, risalente al periodo miceneo sorse con una sua connotazione ritualistica a sudovest di Sparta, con un tempio nella città di Amykles dedicato ad Apollo che contiene, appunto, il Temenos, cioè il tumulo funerario di Giacinto. Questo tumulo funerario aveva funzione di basamento per l'enorme statua apollinea, a simboleggiare l'eroe che regge il Dio affranto. Il  culto giacinteo si basava sulla rivisitazione della festività funeraria "Hyacinthia" che si svolgeva tra la primavera e l'estate; essa durava tre intere giornate: la prima era basata sulla commemorazione della morta dell'eroe e l'offerta semplice di pani sacrificali in cui nessuna decorazione era consentita, la seconda giornata era fondata sulla rinascita in forma floreale in cui i giovani uomini ed i ragazzi suonavano la cetra, l'aulos e si esibivano in canti devozionali; erano comprese in questo giorno anche gare e corse. La terza giornata era la più solenne in cui si celebravano i misteri giacintei ed in cui le donne donavano al Dio affranto tuniche di lino bianche in segno di cordoglio e devozione. 

Il mito di Giacinto è una mitologia a se stante nell'universo greco, questo perché esula dai topici aspetti socio-antropologici e dai costumi dell'epoca. Il mito narrato di per se è molto breve ma denso di significato. 

Giacinto, figlio di Amicla e Diomeda o, secondo altri, di Pierio e di Clio, fu amato da Apollo e ricambiò il suo amore. Zefiro, il vento dell'ovest, ammaliato dalla figura di Giacinto e dalla sua fisicità si lasciò pervadere da estrema gelosia per non poter possedere il ragazzo. In una giornata estiva Apollo e Giacinto si sfidarono al lancio del disco e così, una volta spogliatisi ed untosi di olio d'oliva Apollo lanciò il discus. Giacinto corse per afferrarlo ma il vento dell'ovest, geloso e irato della solitudine, deviò il lancio e ferì mortalmente l'eroe alla tempia. A nulla valsero le abilità curative di erbe di Apollo e così Giacinto morì. Furioso per la morte dell'amato Apollo pretese da Ade la restituzione dell'anima dell'amato e non potendogli ridare forma umana lo trasformò nel fiore che porta il nome di Giacinto. Uno strascico della leggenda mitica narra che Apollo versò sul fiore lacrime amare che diedero la forma e il colore attuale alla pianta selvatica,  Il Dio si chinò inoltre sul fiore e tracciò le lettere del suo cordoglio, tracciate secondo la leggenda con la foggia di "AI". 

Questa mitologia è stata, nel corso della storia, censurata e rimodellata poiché nella sua versione originaria conteneva un tipo di amore, quello omosessuale, non accettato nella società greca se non nel rapporto di amicizia-intellettuale tra discipulo e maestro. Ed è proprio da questo che il sociale prese le distanze facendo diventare Apollo e Giacinto semplicemente amici. Il fatto fondamentale, che mi preme sottolineare, non è solamente la vicinanza fisica tra i due amanti ma piuttosto un'affinità emotiva come il mito suggerisce con le lacrime di Apollo. l'usanza del piangere il defunto era infatti una connotazione tipica dei costumi delle diverse tipologie d'amore verso lo scomparso (famigliare o relazionale). Un altro fatto da rilevare è l'ordine impartito da Apollo ad Ade, la divinità infera; il fatto di pretendere l'anima dell'amato è un segno effettivo dell'attaccamento emotivo, e quindi non solo erotico, dei due personaggi. "Il significato più profondo del mito è, dunque, in questa nuova vita di Giacinto, attraverso la trasformazione in fiore post mortem, che gli garantirà per sempre il ricordo e la celebrazione nel culto. Giacinto Non Omnis Mortuus Est, se, ogni volta che si celebreranno le feste giacinzie, il suo nome sarà invocato e ricordato insieme a quello di Apollo, e il dio sarà sempre unito a lui, anche ora che l’amato non c’è più, e, se non ha potuto godere di una felicità mortale, non concessa agli Dei, che sono immortali (avrebbe voluto dare la vita per Giacinto, perché non morisse), potrà godere, ora che Giacinto è nell'aldilà, di quella eterna." Dott. Viparelli

"Tu spiri, o Ebàlide, privo del fiore della giovinezza 
e io vedo la tua ferita, oh mio diletto!.
Mio crimine è il tuo dolore, della tua morte
la mia destra è colpevole, autore ne sono!
Ma è colpa mia? Colpa di aver giocato? Amato?
Se potessi, morendo con te, con la mia vita pagare!
Poichè ne sono impedito dalla legge del fato, 
sempre nel cuore ti avrò, eternamente sulle labbra!
Te celebrerà la lira percorsa dalle mie dita,
te i miei canti celebreranno,
e tu, nuovo fiore, figurerai i miei lamenti."




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